Il governo è pronto a mettere la fiducia sul decreto sicurezza e immigrazione, provvedimento bandiera di Matteo Salvini. Lo riferisce l’Ansa, che cita fonti di palazzo Chigi. Il Senato ha già iniziato l’esame del testo.
Qui la maggioranza (che gode di soli sei voti oltre la soglia minima dei 161) rischia un passo falso, vista l’opposizione di cinque senatori grillini: l’ex capitano della Marina militare Gregorio De Falco, Paola Nugnes e Matteo Mantero, ritenuti vicini al presidente della Camera Roberto Fico, e i “duri e puri” Elena Fattori e Lello Ciampolino.
I dissidenti da settimane dicono di non poter approvare il decreto, ma la loro posizione verrà nuovamente verificata nelle prossime ore. Ora un voto contrario, infatti, significherebbe una sfiducia al governo: qualcosa che, nonostante le rassicurazioni del leader Di Maio, metterebbe il gruppo con un piede fuori dal Movimento.
In giornata ci sarà una riunione dei parlamentari grillini che si annuncia decisiva. Anche senza il voto dei cinque, comunque, la maggioranza dovrebbe tenere: al momento sono 162 i voti assicurati al Senato, più quattro che arriverebbero quasi sicuramente dal Gruppo misto.
Nei giorni scorsi, inoltre, Forza Italia e Fratelli d’Italia avevano espresso il loro sostegno al decreto. Potrebbero votare a favore di qualche emendamento (il pacchetto di quelli targati Fdi, però, è stato respinto), ma sarà difficile vederli votare in toto la fiducia.
Secondo gli esponenti della fronda grillina ribelle il decreto sarebbe contrario ai valori storici del M5S. In particolare De Falco e Nugnes si erano impegnati due settimane fa per modificare il testo, ottenendo l’ok a 18 degli 81 emendamenti presentati. Un risultato che aveva soddisfatto l’ex capitano, che comunque valuterà in corso d’opera il suo voto, ma non la Nugnes, che al momento della fiducia uscirà dall’aula.
Nel frattempo è polemica tra De Falco e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Stefano Buffagni, secondo il quale l’ex capitano si “assumerà le sue responsabilità”, dimettendosi in caso di dissenso.