«La pena di morte viene annullata. Asia Bibi è assolta dalle accuse», ha dichiarato il presidente della Corte suprema del Pakistan, Saqib Nisar, nella lettura del verdetto per l’assoluzione della donna cristiana condannata a morte per blasfemia nel 2010. «Se non ci sono altre accuse contro di lei, può essere liberata».
Dopo oltre nove anni nel carcere di Multan, Asia può finalmente tornare a casa dai suoi cinque figli. Questa mattina la Corte Suprema del Pakistan ha assolto la donna. Era stata denunciata nel 2009 da un’altra donna che l’accusò di avere insultato l’Islam durante una discussione nel Punjab, e condannata a morte nel 2010. Asia perse il ricorso davanti alla Corte di Lahore (capitale del Punjab nel 2014), e nel 2015 la Corte suprema decise di fermare l’esecuzione e studiare il suo fascicolo. Oggi è stata assolta perché ci sono “contraddizioni nelle testimonianze”.
Soddisfatto Sardar Mushtaq Gill, il suo legale, costretto a lasciare il Pese per evitare la morte e oggi rifugiato in Sri Lanka. L’avvocato anche a distanza ha continuato a lottare per lei: «Sono molto felice e grato alla comunità internazionale per l’aiuto dato nel caso di Asia. Ora gli estremisti musulmani stanno protestando in tutto il Paese, con aperte minacce a quelli che hanno aiutato Asia Bibi a essere scagionata. Ma è arrivato il momento per il Pakistan di diventare un paese secolare e abolire la legge sulla blasfemia».
Il Partito degli islamisti radicali aveva invece minacciato nelle scorse settimane “gravi conseguenze” se Asia fosse stata assolta. Nel Paese dopo la sentenza sono state quindi prese delle importanti misure di sicurezza, su indicazione del ministero degli interni. Le forze dell’ordine sono state poste a presidio anche dei più importanti luoghi di culto cristiani. C’è il rischio di una reazione violenta dei gruppi estremisti che hanno annunciato cortei in tutto il Pese.
