All’indomani dell’allarme della Bce e con le borse europee in calo, oggi gli investitori – ma anche i politici, e le istituzioni – sono in attesa del giudizio di Standard & Poor’s, in programma per stasera. A quasi una settimana dalla bocciatura da parte di Moody’s – che insieme a Fitch e alla stessa S&P è una delle tre agenzie di rating più influenti al mondo -, la prospettiva per l’Italia potrebbe farsi ancora più complessa nel caso in cui venissero annunciate “prospettive negative” sulla tenuta del debito, anticamera di un possibile declassamento nei mesi successivi.
L’eventuale downgrade porterebbe il Paese in un territorio pericoloso. Oggi è a un solo gradino dall’ultimo livello sopra “non investimento” -“spazzatura” – per Moody’s, e due per Standard & Poor’s. Se si superasse questa soglia, indici come il Bloomberg/Barclays non potrebbero più detenere carta governativa italiana, le vendite all’istante sui titoli di Stato potrebbero essere di oltre cento miliardi di dollari e il governo rischierebbe di perdere l’accesso ai finanziamenti necessari per funzionare.
Del resto, molte indiscrezioni degli economisti guardano al declassamento. Come scritto da Startmag e riportato da Il Giornale, Daniele Antonucci di Morgan Stanley si aspetta che “S&P cambi il rating dell’Italia a ‘negativo’”. Anche l’economista di Goldman, Sachs Silvia Ardagna, sostiene che la situazione dei nostri mercati “potrebbe dover peggiorare prima di poter migliorare”. “Il nostro punto di vista – specifica ancora – è che le tensioni sui mercati dovrebbero intensificarsi per esercitare una pressione sufficiente sul sistema politico italiano per determinare un cambiamento della linea politica e della retorica”.