Picco di tensione nella notte tra il 24 e il 25 ottobre sulla Striscia di Gaza, dalla quale sarebbe stato sparato un razzo caduto poi nel deserto del Neghev israeliano. Iron Dome, il sistema di difesa, non era riuscito ad intercettarlo. Per il momento non ci sarebbero vittime.
Sono risultati vani gli sforzi della delegazione egiziana che ieri aveva tentato di allentare la tensione sul confine.
Israele ha risposto colpendo otto degli obiettivi militari di Hamas, l’organizzazione terroristica che controlla la zona da cui è partito il razzo, tra cui alcuni magazzini di armi e un campo di addestramento. Il movimento islamista ha quindi spostato i suoi combattenti lontano dagli obiettivi militari.
“L’organizzazione terroristica di Hamas è responsabile per tutto quanto proviene da Gaza e subirà le conseguenze del terrorismo che conduce contro i civili israeliani”, sono queste le parole del portavoce militare di Israele che aveva autorizzato l’ingresso, nella Striscia, di grandi quantità di combustibile finanziate dal Qatar.
Il ministro della difesa israeliana, Avigdor Lieberman, sostiene che è ancora disposto ad assecondare gli sforzi di Egitto e Nazioni Unite per riportare la calma, anche se ritiene che un confronto con Hamas sia inevitabile: “Io ascolto quanto dicono i leader di Hamas e purtroppo devo credere loro. Loro dicono: ‘il combustibile e gli stipendi non sono sufficienti per calmare gli animi. Noi vogliamo la rimozione del blocco, libero ingresso di armi, munizioni, personale degli Hezbollah, iraniani’. Tutto ciò è ovviamente impossibile. Noi non dobbiamo lasciare alcunché di intentato pur di sventare un confronto. Se occorre dare un’altra occasione, la daremo. Eppure siamo diretti ad un confronto e dovremmo allora infliggere il colpo più duro che possiamo”.