Dopo l’ammissione, da parte dell’autorità saudite, dell’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi al Consolato dell’Arabia Saudita a Instanbul il 2 ottobre, adesso si deve fare luce su chi siano i responsabili dell’omicidio, come ha anche ribadito Recep Tayyip Erdogan di fronte al suo gruppo Akp in una seduta parlamentare di ieri ad Ankara. Il presidente ha inoltre detto che si tratta di un omicidio politico, attentamente pianificato nei giorni precedenti. La sua volontà è che i sospetti vengano processati in Turchia, dal livello più basso a quello più alto.
Erdogan non dice nulla, invece, sulla posizione del principe saudita Mohammad bin Salman, con cui il giornalista ucciso era stato molto critico tanto da aver abbondato il suo paese in esilio volontario. Questa decisione è dovuta alla volontà di non incrinare i rapporti con l’Arabia.
Di diverso avviso il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che in una recente intervista rilasciata al Wall Street Journal ha ipotizzato, invece, una responsabilità diretta dello stesso principe, in quanto “gestisce le cose laggiù, soprattutto a questo stadio, e quindi se dovesse essere qualcuno, sarebbe lui”.
Queste dichiarazioni stridono molto con quelle rilasciate nei giorni scorsi al Washington Post, in cui Trump affermava che nessuno gli aveva confessato circa una possibile colpevolezza del principe, augurandosi di fatto che non lo fosse.
Anche Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, è intervenuto sulla vicenda dell’omicidi, sottolineando che non si devono tutelare gli interessi di nessuno in particolare e che “L’Europa non permetterà che le sue istituzioni siano coinvolte in qualsivoglia gioco ambiguo”.