“Sarò il presidente di tutti”: sono le parole trionfanti di François Hollande, eletto neopresidente francese lo scorso 6 maggio. Parole non nuove, per il popolo francese, che le sentì proferire, trentun’anni fa, da Mitterand. Oggi, come allora, si festeggia alla Bastiglia e si vedono delle rose rosse sbucare dalla folla.
E’arrivata la primavera, all’Eliseo. Il nuovo presidente socialista preannuncia grandi cambiamenti: il primo sarà quello di abbassarsi lo stipendio del 30%. I punti salienti dell’agenda sono poi le pensioni, a sessant’anni per chi ha cominciato a lavorare prima dei 18 con i contributi in regola, contenimento dell’immigrazione ma concessione del diritto di voto agli stranieri non comunitari alle amministrative del 2013 ( a seguito di revisione della costituzione). E ancora: diritto alle nozze e all’adozione per le coppie omosessuali, regolamentazione dell’eutanasia e, in politica estera, ritiro anticipato delle truppe in Afghanistan e riapertura dei negoziati europei. Questione, quest’ultima, che ha già attirato l’attenzione di Angela Merkel, ferma sostenitrice di Sarkozy alle elezioni: “Non intendiamo rinegoziare il fiscal compact europeo”, ha detto il cancelliere tedesco, che aspetta comunque Hollande “ a braccia aperte” per il primo incontro ufficiale, a Berlino, il 16 maggio.
Ufficiali le voci sull’uscita di scena di Sarkozy. E’ stato lo stesso ex presidente a dichiarare che non si ricandiderà: “Rinnoverò la tessera dell’Ump e pagherò la quota. Ma non sarò più operativo”, ha detto, salutando lo staff dell’Eliseo. Si addossa tutte le colpe, Sarkozy, le stesse che gli imputa Marine Le Pen, leader del Front National che ha ottenuto ben il 17,9% dei voti: “Sarkozy è l’unico responsabile della vittoria di François Hollande”. Quanto al nuovo presidente, Le Pen è convinta che sia “altrettanto incapace di difenderela Francia e i suoi valori tradizionali”.
Alessandra D’Acunto
