Si aperta in Corte costituzionale l’udienza sull’aiuto al suicidio e il caso di Marco Cappato, leader dell’associazione “Luca Coscioni” che accompagnò in Svizzera Dj Fabo. L’uomo, tetraplegico e cieco, dopo aver manifestato più volte la volontà di morire, il 27 febbraio 2017 era ricorso al suicidio assistito in Svizzera con l’aiuto del leader radicale. Il caso è arrivato ai giudici del Palazzaccio dopo il pronunciamento della Corte di Assise di Milano.
Cappato, presidente dell’associazione Luca Coscioni, si era poi autodenunciato alla Procura di Milano per istigazione al suicidio: il suo intento era riaccendere il dibattito sull’assenza di una legislazione sul fine vita in Italia. Il processo si è concluso il 14 febbraio 2018 con un’assoluzione piena e la richiesta dei giudici alla Consulta di un pronunciamento sulla costituzionalità del reato. Nel trasmettere gli atti a Roma, i giudici milanesi hanno parlato di “libertà dell’individuo di decidere quando e come morire”.
La parola spetta quindi ai giudici del Palazzaccio. Al dibattimento, oltre ai legali dell’Associazione Coscioni, ci sarà l’avvocato dello Stato Gabriella Palmieri. Il governo subito dopo la sentenza di Milano aveva deciso di fare ricorso: “Non è un intervento contro Cappato” ha precisato il Ministero di Giustizia, “concerne invece la legittimità della norma sull’istigazione al suicidio”.
“Spero che i giudici della Consulta scrivano che aiutare chi vuole morire non è un crimine, che il reato di aiuto al suicidio è incostituzionale”, ha dichiarato questa mattina Valeria Imbrogno, compagna di dj Fabo, prima di entrare in aula. “Cappato ha solo fatto quello che Fabo gli chiedeva disperato, non è giusto che ora rischi 12 anni di carcere”. La decisione dei giudici è attesa per oggi pomeriggio.