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HomeEconomia Salvini e Di Maio: avanti tutta sul Def
ma alcuni tagli saranno inevitabili

Salvini e Di Maio
avanti tutta sul Def
ma discutono sui tagli

Inizia l'esame al Senato e Tria ammette

almeno 6,9 miliardi di riduzione spesa

di Simone Alliva11 Ottobre 2018
11 Ottobre 2018

(L-R) Italian Deputy Premier and Labour and Industry Minister Luigi Di Maio, Italian Prime Minister Giuseppe Conte and Italian Deputy Premier and Interior Minister, Matteo Salvini, during a press conference outside Chigi Palace in Rome, 10 October 2018. ANSA/CLAUDIO PERI

Mentre inizia nell’aula del Senato la discussione della nota di aggiornamento al Def che prevede l’innalzamento del rapporto deficit/Pil, M5s e Lega litigano tra di loro oltre che con il resto del mondo. Lo scopo è evitare il taglio nei rispettivi ministeri, di circa un miliardo di spese necessario per far quadrare il valore delle entrate e quindi delle coperture.

Dopo le critiche e le bocciature, quasi un coro tra Bankitalia, Istat, Corte dei Conti e Ufficio parlamentare del bilancio, anche l’agenzia di rating Fitch fa lampeggiare il semaforo e lancia l’ultimo preavviso al governo prima del declassamento. “I nuovi obiettivi di deficit mettono a rischio i conti” scrivono gli analisti del rating. Che avvisano: “L’Italia rischia la procedura ma non cambierà strada”. Proprio ieri il premier e i suoi vice, quasi una trinità, sono scesi in piazza a favore di telecamere per dire: “Ma noi vogliamo essere promossi dai cittadini mica delle agenzie di rating…”. “È un bene che chi ha promosso i governi precedenti ora bocci quello del cambiamento” fa eco Di Maio. “L’unica promozione che interessa è quella delle imprese pronte a garantire migliaia di assunzioni grazie alla revisione della Fornero” fa da contraltare Salvini.

Riconvocato in Parlamento, su richiesta di Pd, Fdi, Leu e Fi, il ministro Tria ieri mattina ha risposto piccato alle critiche di Bankitalia, Istat, Corte dei Conti e Upb. “Ho sentito molte contestazioni sui numeri e sulle stime di crescita, vi ricordo che quelle stime sono state calcolate dai tecnici del ministero, professionisti che sanno quello che fanno…” ha detto il ministro economico. “Il quadro macroeconomico della Nota e della manovra non cambiano” ha precisato.

l valore della manovra è pari e 36 miliardi e 700 milioni: 21,7 miliardi arrivano dal maggior deficit, altri 15 da taglio della spesa (6,9 miliardi) e maggiori entrate (8,1 miliardi da lotta all’evasione, i proventi una tantum della pace fiscale, una sforbiciata alle tax expenditures non sulle famiglie e la cancellazione di Iri e Ace per le imprese).  Il taglio più consistente potrebbe essere quello alla Difesa, vecchio pallino dei 5 stelle che promettevano di annullare molti programmi, tra cui quello degli F35.  Oppure un miliardo di tagli nei ministeri con portafoglio a guida 5 Stelle, Difesa, Infrastrutture, Giustizia, Sanità, Beni culturali, Lavoro e Sviluppo economico. Ma nessuno degli schieramenti ha intenzione di cedere il passo.

Snocciolando i numeri, però, il governo inciampa. Il titolare di via XX settembre spiega che le coperture per la flat fax per gli autonomi sono 600 milioni nel 2019. Salvini corregge con un filo di stizza: “Le risorse per la riduzione delle tasse sono 1,7 miliardi”. L’incidente si chiude nel pomeriggio con un comunicato congiunto che però dà ragione a Tria: nel 2019 infatti per la flat tax sono disponibili solo 600 milioni. Il miliardo e 700 milioni “è la media annuale nell’arco dei tre anni” è costretto ad ammettere il vicepremier della Lega: 600 milioni nel 2019; 1 miliardo e 800 nel 2020 e 2,3 nel 2021. Un battibecco a distanza che lascia intravedere il nervosismo che sta segnando queste giornate.

Ieri il Presidente Mattarella ha invitato a colazione il premier Conte e mezzo governo come è prassi quando è alle viste un vertice Europeo (la prossima 17-18 ottobre). La manovra non era all’ordine del giorno ma è chiaro che l’argomento è rientrato dalla finestra.  Lo stesso Quirinale avrebbe riscontrato le pensioni sono il dossier che più pesano nel giudizio negativo sulla manovra. Soprattutto se nel ‘carnet’ ci saranno tutti i capitoli elencati da M5s e Lega: quota 100 e innalzamento delle minime, ma anche il blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita della pensione di vecchiaia. Nonostante Salvini abbia smentito ai microfoni di Radio Radicale “Non ho visto il Presidente della Repubblica assolutamente preoccupato” ha dichiarato il vice premier.  E’ stato proprio Tria, nelle audizioni di martedì, era stato proprio Tria ad aver llustrato l’ipotesi di un intervento “temporaneo” sulle pensioni, proprio nell’ottica di modulare l’impatto sugli anni a venire. Una proposta bocciata. Così come sul rinvio del reddito di cittadinanza e “quota 100” qualora lo spread dovesse sfuggire al controllo.

Di Maio non ne vuole sentir parlare: il reddito deve arrivare ad aprile. Il patto con Salvini è che anche “quota 100” parta nello stesso momento. Il problema però lo hanno i 5 Stelle: la maggior parte delle “loro” misure non è contenuta nella manovra ma in 12 disegni di legge collegati. Che avranno quindi tempi di approvazione lunghi e non prevedibili. Nell’elenco c’è anche il Reddito di cittadinanza e la modifica dei centri per l’impiego, due interventi tecnicamente difficili da normare e di cui ancora non si conosce il testo. È molto probabile che l’approvazione del Ddl sul reddito scatti nella seconda metà dell’anno. Da qui anche il rinvio del Consiglio dei ministri previsto per ieri sera. Il rischio che la legislatura non continui e chiuda a gennaio.

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