Dopo aver aperto le proprie porte ai leader di Corea del Sud e Stati Uniti, la Corea del Nord guidata da Kim Jong-un è pronta ad un nuovo, storico passo avanti. Il dittatore nordcoreano ha infatti invitato papa Francesco a visitare Pyongyang: “È pronto ad accoglierlo ardentemente”, ha dichiarato Kim Eui-kyeom, portavoce del presidente sudcoreano Moon Jae-in, da qualche mese ormai in stretto contatto con il suo omologo del Nord.
Moon Jae-in si appresta a iniziare il suo viaggio in Europa, durante il quale farà una tappa anche in Italia e al Vaticano. Il 17 ottobre, nella basilica di San Pietro, è prevista una “Messa per la pace” per la penisola coreana, sulla scia di quella che il Pontefice celebrò nella sua visita a Seul del 2014. Il giorno dopo si terrà l’udienza di Francesco con il presidente sudcoreano: la giusta occasione per la consegna del messaggio di Kim Jong-un.
L’invito del Santo Padre a Pyongyang si colloca all’interno della politica di disgelo in ambito internazionale portata avanti da Kim Jong-un. La stessa che ha permesso lo storico incontro del 12 giugno scorso, a Singapore, con il presidente americano Donald Trump. Qualche giorno fa il tycoon, che non ha escluso un secondo incontro con il dittatore, ha detto: “Io e Kim ci siamo innamorati”.
L’apertura nei confronti della Santa Sede però potrebbe avere risvolti che esulano dalla politica. La libertà di religione, “purché non interferisca con lo Stato”, in Corea del Nord esiste solo nella Costituzione. In realtà, le attività religiose sono soggette a rigide restrizioni, al punto che sono davvero pochi i luoghi di culto, autorizzati dal regime, effettivamente funzionanti. Un tema che, se l’incontro si realizzasse, sarebbe al centro della discussione.
Solo a inizio Novecento, prima della divisione della penisola coreana , l’attuale capitale del Nord ospitava una cospicua comunità cristiana. Pyongyang era definita infatti la “Gerusalemme dell’Est”. Dopo la guerra di Corea Kim II Sung, fondatore del Nord, iniziò a considerare il cristianesimo come un ostacolo al proprio regime e uno strumento dell’imperialismo occidentale. Per questo la comunità cristiana in Nord Corea, come quella di altre religioni, ha subito diverse persecuzioni, benché il regime le abbia sempre negate.
Anche per questo motivo, oggi, tra Corea del Nord e Stato del Vaticano non ci sono rapporti diplomatici. Il padre di Kim, Kim Jong II, nel 2000 invitò il Pontefice (Giovanni Paolo II) in Corea del Nord. Ma papa Wojtyla, a Pyongyang, non ci andò.