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Olanda espelle 4 spie russe
accusate di un cyberattacco
alla sede dell'Opac

L'agenzia indagava sulle armi chimiche

in Siria e sull'avvelenamento di Skripal

di Lorenzo Capezzuoli Ranchi05 Ottobre 2018
05 Ottobre 2018

In this image released and manipulated at source by the Dutch Defense Ministry, Thursday Oct. 4, 2018, four Russian officers of the Main Directorate of the General Staff of the Armed Forces of the Russian Federation, GRU, are escorted to their flight after being expelled from the Netherlands on April 13, 2018, for allegedly trying to hack into the U.N. chemical watchdog OPCW's network. The Dutch defense minister on Thursday Oct. 4, 2018, accused Russia's military intelligence unit of attempted cybercrimes targeting the U.N. chemical weapons watchdog and the investigation into the 2014 Malaysian Airlines crash over Ukraine.(Dutch Defense Ministry via AP)

La guerra delle spie si arricchisce di un nuovo capitolo. L’Olanda ha infatti reso noto di aver espulso 4 agenti del Gru, il servizio segreto militare della federazione russa. Gli 007 erano giunti su suolo olandese grazie a dei passaporti diplomatici e, secondo quanto riportato, Amsterdam li accusa di aver messo a segno un cyber attacco contro l’Opac: l’agenzia internazionale per la proibizione delle armi chimiche, che ha sede all’Aja, stava indagando sull’utilizzo di armi chimiche in Siria e sull’avvelenamento in Inghilterra dell’ex spia russa Sergej Skripal.

Uno degli espulsi dall’Olanda aveva con sé una ricevuta di una corsa in taxi verso l’aeroporto Sheremetyevo di Mosca, che mostrava come indirizzo di partenza la via della capitale russa dove si trova il quartier generale del Gru. Secondo il governo olandese, gli agenti avrebbero tentato anche un’operazione di spionaggio informatico sui file delle indagini relative all’aereo della Malaysian Airlines MH17, abbattuto in Ucraina nel 2014, mentre volava lungo la rotta Amsterdam-Kuala Lumpur. Il ministro della difesa olandese Ank Bijleveld ha inoltre convocato l’ambasciatore russo nei Paesi Bassi Alexander Shulgin per fornire spiegazioni a riguardo. Ma tutte le autorità russe, dagli ambasciatori al Gru e ai servizi segreti russi all’estero Svr, si limitano a un secco “no comment”: l’unico a esporsi è Sergej Lavrov, ministro degli Esteri russo, che parla di una crescente “spia mania in occidente”, definendo le nuove accuse “una diabolica miscela di profumo”.

L’espulsione degli agenti risale allo scorso 13 aprile, e fra i 4 risulta esserci anche un esperto di informatica: si tratterebbe, secondo quanto riporta il Moscow Times, di Yevgeny Serebryakov, riconosciuto da un compagno della squadra di calcio in cui giocava, la Radiks, nota per essere “il team dei servizi segreti”.

Duro affondo del segretario della Nato, Jens Stoltenberg: “Gli alleati Nato sono solidali con la decisione dei governi olandese e britannico di richiamare la Russia dopo i palesi tentativi di indebolire il diritto e le istituzioni internazionali. La Russia –continua Stoltenberg- deve mettere fine al suo comportamento sconsiderato, all’uso della forza contro i vicini, ai tentativi di interferire nelle elezioni e le campagne di disinformazione. In risposta, la Nato continua a rafforzare difesa e deterrenza per far fronte alle minacce dei cyber attacchi”. Dal Regno Unito infine il ministro della Difesa Gavin Williamson ha direttamente accusato la Russia di essere lo “Stato patria” per i cyber attacchi “indiscriminati e sconsiderati”.

E dal rapporto Clusit sulla sicurezza informatica, presentato ieri al Security Summit di Verona, arrivano dati preoccupanti: secondo gli esperti infatti “il 2018 si appresta a battere il triste primato dello scorso anno, definito l’anno del salto quantico della cyber-insicurezza. Il primo semestre è stato il peggiore di sempre”. Il picco maggiore a febbraio, con 139 attacchi: è il valore mensile in assoluto più alto negli ultimi 4 anni e mezzo.

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