Mancano pochi minuti alle 9 del mattino quando Domenico Lucano, sindaco sospeso di Riace accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, arriva al tribunale di Locri per l’interrogatorio di garanzia. “Rispondo a tutto, non ho niente da nascondere” dice ai cronisti prima di entrare.
In tribunale si è presentata anche la sua compagna, Lemlem Teshfahun, destinataria di un divieto di dimora nella stessa inchiesta costata i domiciliari al sindaco.
Domenico Lucano è stato arrestato martedì scorso nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla procura di Locri sulle attività del Comune calabrese e sulla gestione dei fondi destinati ai progetti per l’immigrazione. Il Gip Domenico Di Croce, pur ordinando i domiciliari per Lucano, ha cassato tutte le contestazioni più gravi prospettate dalla procura di Locri. La gestione dei fondi – si legge in un passaggio del provvedimento del Gip – è stata magari disordinata, ma a Riace non ci sono mai stati illeciti e nessuno ha mai intascato un centesimo.
Al sindaco e alla compagna, quindi, si contesta di aver forzato le procedure per permettere ad alcune ragazze di restare in Italia, attraverso matrimoni “di comodo”. Domenico Lucano ha dimostrato una “spigliatezza disarmante, nonostante il ruolo istituzionale rivestito”, nell’ammettere “pacificamente più volte, ed in termini che non potevano in alcun modo essere equivocati, di essersi reso materialmente protagonista ed in prima persona adoperato, ai fini dell’organizzazione di matrimoni ‘di comodo’” si legge in una nota del procuratore di Locri Luigi D’Alessio. Al riguardo viene anche riportato un dialogo intercettato dalla Guardia di finanza sul matrimonio di una cittadina straniera cui era già stato negato per tre volte il permesso di soggiorno. “Lei – dice Lucano – ha solo la possibilità di tornare in Nigeria. Secondo me l’unica strada percorribile, è che lei si sposa! Io sono responsabile dell’ufficio anagrafe, il matrimonio te lo faccio immediatamente con un italiano. Mi fa un atto notorio dove dice che è libera e siccome è richiedente asilo non vado ad esaminare i suoi documenti perché uno che è in fuga dalle guerre non ha documenti. Se succede questo in un giorno li sposiamo”.
Lucano è accusato anche di irregolarità nell’affidamento diretto a due cooperative, la Ecoriace e L’Aquilone del servizio di raccolta dei rifiuti. Secondo l’accusa, le due cooperative non avevano i requisiti di legge richiesti per l’ottenimento del servizio pubblico, perché non iscritte nell’apposito albo regionale previsto dalla normativa.
Accuse che il sindaco sospeso si è detto pronto a smontare durante l’interrogatorio, all’esito del quale toccherà al giudice decidere se scarcerarlo o meno. Non è dato sapere in che tempi arriverà la decisione, secondo indiscrezioni bisognerà aspettare almeno il fine settimana. Intanto i pm stanno preparando il ricorso al Tribunale del Riesame per contestare la lettura data dal gip alla loro richiesta di arresto, che ha fatto cadere buona parte delle accuse contestate a Lucano.