Se il governo ha accolto con favore la notizia del suo arresto non tutto il mondo politico e della cultura è concorde sull’arresto del sindaco di Riace, Domenico Lucano, da ieri ai domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti.
È “il simbolo dell’Italia che accoglie”, dice l’UNHCR, che sta seguendo quello che accade a Riace con “grande apprensione”. “Esprimiamo preoccupazione e rammarico per la condizione di migranti e rifugiati che temono ora di aver perso una guida che in questi anni li ha costantemente supportati”, ha aggiunto l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi.
“Chiedo alla politica di riflettere bene su questo ‘modello’ per evitare che in futuro il binomio tra sicurezza e migranti diventi negativo e di contrapposizione – dice l’Arcivescovo di Campobasso, Giancarlo Bregantini, che ha passato 14 anni in Calabria – I migranti, come si impara da Riace, sono una risorsa non un pericolo”. Ma la politica va avanti per la sua strada. “Quel sindaco ha passato anni accogliendo migranti in una terra da cui i calabresi scappano per trovare lavoro- ha spiegato il ministro dell’Interno Matteo Salvini -. Se io fossi al suo posto mi occuperei dei miei cittadini. Comunque nell’immigrazione di massa c’è qualcosa di poco trasparente, come diciamo noi da anni”.
Intanto il Cobas, Confederazione dei Comitati di Base, vorrebbe organizzare una grande manifestazione nazionale che “porti in piazza, in coincidenza con il periodo di discussione in Parlamento del decreto Salvini e della Legge di Stabilità, centinaia di migliaia di persone contro l’ignobile decreto e contro le politiche reazionarie, razziste e ultra-autoritarie di questo governo”.