Continuano a essere liquidi gli scenari nel dopo voto. Ieri, durante la conferenza stampa all’Acquarium di Roma, indetta per chiarire i risultati, Pierluigi Bersani ha specificato che «non abbiamo vinto, anche se siamo arrivati primi e questo è anche l’oggetto della nostra delusione».
Il segretario democratico, davanti alle telecamere, per la prima dopo il voto getta un guanto di sfida al Movimento 5 Stelle che «fin qui ha detto ‘tutti a casa’. Adesso ci sono anche loro e o ‘vanno a casa’ anche loro o dicono cosa vogliono fare per il loro Paese». Secca e pesantissima la replica di Beppe Grillo: “Quelle di Bersani sono proposte indecenti, lui ormai è un morto che parla”.
Governabilità al primo posto. Il segretario Pd aveva poi aggiunto: «È chiaro che chi non riesce a garantire la governabilità nel suo paese non può dire di avere vinto le elezioni». «Noi siamo favorevoli alla corresponsabilità per i livelli istituzionali. Il Movimento 5 Stelle è il primo partito. Secondo i grandi modelli democratici, ciascuno si prenda le sue responsabilità».
Contrari all’accordo. Ma non sono tutti concordi, nel Pd, nell’aprirsi ai grillini. «Mi pare politicamente demenziale». Lo scrive l’ex segretario Udc Marco Follini sul suo profilo Twitter a proposito dell’eventuale trattativa tra il Movimento 5 stelle e il Partito democratico. Contrari alla linea del segretario, illustrata nella sua conferenza stampa di ieri pomeriggio, sono le riflessioni politiche emerse nella riunione del Coordinamento sia da Massimo D’Alema sia da Walter Veltroni. L’ex segretario del Pd riterrebbe impraticabile il dialogo con i grillini ma sarebbe contrario anche al governissimo con Pdl e Scelta civica: da qui l’ipotesi di affidarsi alla saggezza politica di Napolitano per trovare una soluzione al tema della governabilità. Più o meno stessa posizione quella di D’Alema. Il ritorno alle urne in tempi brevi viene considerato inoltre inevitabile.
Gli sconfitti. Silvio Berlusconi dal canto suo si trova a dover gestire un difficile dopo voto; preferisce, quindi, non attaccare Bersani ma lascia aperta la porta a ogni possibilità, invita alla calma e mette le mani avanti: la situazione si chiarirà ma serve un po’ di tempo. Le diplomazie sono al lavoro e i contatti tra via dell’Umiltà e Largo del Nazareno hanno iniziato a sondarsi a vicenda per capire la fattibilità di un governo targato Pd-Pdl per le riforme. Berlusconi su una cosa è sicuro: no a ritorno alle elezioni. «Non credo sia utile in questa situazione un ritorno al voto». E Bersani non chiude alle larghe intese. Il Cavaliere, si dice, ha apprezzato un cambio di passo rispetto al passato: «non farò come Prodi che sbarrò subito la porta alle larghe intese». I segnali di avvicinamento sono stati chiari fin da subito. Bondi, dopo le parole di ieri di Bersani, ha dichiarato: «Discorso serio, da persona seria, consapevole della difficoltà della situazione, un discorso che interpella tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento e che hanno a cuore il futuro dell’Italia». Berlusconi è contrario, però, a ogni governo tecnico. La ‘richiesta’ messa sul piatto è la presidenza di un ramo del Parlamento, il Senato. Secondo il presidente Pdl il ragionamento all’indomani dell’esito delle urne, Bersani ha tre strade: o fa l’accordo con Grillo con tutti i rischi che ne conseguono, o lo fa con noi, oppure si torna al voto.
Leonardo Rossi.