Cresce il numero delle vittime sull’isola indonesiana di Sulawesi, colpita venerdì scorso da due terremoti e uno tsunami. Secondo l’organizzazione locale Aksi Cepat Tanggap, tra le città di Palu e Donggala sono stati rivenuti, finora, 1.203 corpi. Un bilancio che non tiene conto dei dispersi e delle numerose zone ancora isolate. Intanto il presidente indonesiano Widdo Widodo ha autorizzato il Paese ad accettare l’aiuto internazionale, mentre sono state già previste sepolture di massa per evitare il rischio di epidemie.
Lo scorso venerdì, una scossa di terremoto di magnitudo 7.5 sulla scala Richter ha colpito l’isola di Sulawesi, in Indonesia. Il terremoto ha causato uno tsunami con onde di sei metri di altezza che hanno spazzato via le case in almeno due città. Quest’ultima scossa era stata preceduta tre ore prima da un altro terremoto, più lieve, di magnitudo 6.1, che aveva causato un morto e dieci feriti. Ad essere maggiormente colpite sono stati la capitale dell’isola, Palu, la città di Donggala e altri villaggi costieri. L’elettricità è saltata e le comunicazioni sono interrotte, tanto che alcune zone risultano tutt’ora irreperibili.
La protezione civile indonesiana e gli enti locali si sono attivati per i soccorsi, invocando l’aiuto anche di altri paesi. Dall’Italia il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati esprime cordoglio al popolo indonesiano: “Il nostro paese conosce e ha conosciuto purtroppo le ferite che gli eventi sismici e i cambiamenti climatici sembrano infliggere con sempre maggiore frequenza al nostro pianeta. Credo che non mancherà quindi, accanto al conforto e alla partecipazione dei nostri connazionali, la disponibilità ad aiutare l’Indonesia a imboccare il difficile cammino della rinascita”.