Via libera del Consiglio dei ministri al decreto che ha unificato i precedenti testi su sicurezza e migranti. Il voto è arrivato nella tarda mattinata di oggi, all’unanimità. “Sono felice. Un passo in avanti per rendere l’Italia più sicura”. scrive il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, su Facebook.
È stata accolta la proposta di abolire completamente la protezione umanitaria, che in Italia da residuale è diventata la via principale per i migranti per ottenere il permesso di soggiorno. L’idea di Matteo Salvini è di sostituirla con il rilascio di permessi speciali, motivati solo da gravi problemi sanitari, da sfruttamento lavorativo, da calamità naturali, o dal riconoscimento di un alto valore civico. Il rischio è quello di violare i trattati internazionali in materia di diritto d’asilo. Per questo, il Quirinale ha raccomandato cautela, ma nonostante ciò, l’articolo non è stato toccato.
Terreno altrettanto scivoloso è quello sulla possibilità di sospendere la domanda d’asilo e quindi l’espulsione preventiva dei migranti che commettono reati in Italia. Non a caso, si tratta di un punto a cui è stata messa mano più volte. Tra i reati per cui scatterebbe la misura, oltre alla violenza sessuale, si aggiungono il furto aggravato in appartamento, le lesioni gravi, la violenza, l’oltraggio al pubblico ufficiale. Secondo il ministro Salvini l’interruzione della domanda d’asilo dovrebbe scattare già al momento della denuncia, in violazione con il principio cardine del diritto della presunzione di innocenza. Nel testo oggi sul tavolo del Cdm, è stato fissato il criterio della prima sentenza di condanna.
Ma il punto più delicato resta probabilmente quello della revoca della cittadinanza concessa agli stranieri, quando colpevoli di reati gravi. Secondo Salvini, la revoca è limitata a motivi di sicurezza nazionale, quindi in particolari casi di attività terroristiche. Una possibilità che lascia comunque spazio a possibili disparità di trattamento tra i cittadini. E che dà modo di dubitare della costituzionalità del decreto. Occorrerà attendere per capire se la presunta minaccia terroristica messa sul tavolo da Salvini possa costituire quella “situazione di necessità e urgenza” richiesta dallo strumento decreto, e convincere quindi Mattarella a controfirmarlo.