È durato oltre tre ore il vertice di governo sulla manovra fiscale: a Palazzo Chigi erano presenti il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il vicepremier Matteo Salvini, il ministro dell’Economia Giovanni Tria, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e quello per gli Affari europei Paolo Savona, oltre al viceministro Massimo Garavaglia. L’assenza più importante è stata quella dell’altro vicepremier Luigi Di Maio, ancora in Cina, ma a fare le veci sue e di tutto il Movimento ci sarebbero stati il ministro Riccardo Fraccaro e il viceministro Laura Castelli.
Dalla Cina si apre un fronte anche sulla questione del reddito di cittadinanza. Di Maio precisa che deve essere erogato esclusivamente agli italiani: “È impossibile, con i flussi immigratori irregolari, non restringere la platea e assegnare il reddito di cittadinanza ai cittadini italiani”, le parole del 5 Stelle dalla Cina. Nei giorni scorsi il ministro dell’Economia Giovanni Tria, rispondendo in Senato a una interrogazione di Fratelli d’Italia, aveva spiegato che la misura avrebbe dovuto interessare sia cittadini italiani che stranieri.
Fra le tematiche affrontate nel vertice su cui si annunciava bagarre ci sono, oltre al reddito di cittadinanza, la flat tax, la “pace fiscale”, il decreto sicurezza e il deficit: se il Movimento vorrebbe arrivare almeno al 2% del rapporto fra deficit e Pil, sembrerebbe inflessibile il ministro dell’Economia Tria, che è ferreo sul concedere al massimo l’1,6% per seguire i parametri di rientro del disavanzo statale imposti dall’Unione europea. Piuttosto che sullo sforamento dei parametri, Luigi Di Maio preferisce capire prima le necessità economiche delle varie promesse elettorali da inserire nella manovra: “Il tema non è di quanto sforare ma quante risorse ci servono per migliorare la qualità della vita degli italiani, per mandare in pensione e assumere giovani, per dare un reddito di cittadinanza” ha dichiarato il vicepremier al microfono della trasmissione di Radio Uno “Radio Anch’io”, secondo cui “la maggior parte delle risorse arriverà dai tagli agli sprechi, se andranno a regime tra un anno e mezzo facciamo un po’ di deficit, tanto l’economia crescerà e poi rientriamo, lo hanno fatto tutti i Paesi che oggi stanno crescendo”.
Sulla manovra e le promesse dei 5 Stelle, critica Giorgia Meloni, che paragona il reddito di cittadinanza a una “paghetta di Stato”: “Io vorrei – afferma la leader di Fratelli d’Italia- più soldi alle aziende per assumere giovani, dare loro la dignità del lavoro, non questo contributo che è un metadone di Stato”.
Buone notizie sul fronte dell’Iva: dal Salone della Nautica di Genova, Matteo Salvini ha confermato che “non ci sarà l’aumento dell’Iva. Questo governo è stato votato per tagliare le tasse”. E anche sul piano delle accise ci sono notizie rassicuranti: “Taglieremo anche le tasse sulla benzina –ha concluso il leader della Lega- e metteremo mano alla legge Fornero per mandare in pensione chi ne ha diritto”.