È entrato nella sala Clementina con un foglio in mano che però non ha aperto. Papa Francesco ha preferito parlare a braccio ai partecipanti alla conferenza sui temi della xenofobia, del razzismo e del nazionalismo populista, nel contesto delle migrazioni mondiali in corso a Roma. “Ho scritto un discorso da leggere, ma è un po’ lunghetto… Per questo preferisco dirvi due o tre parole dal cuore e poi salutarvi ad uno ad uno: questo per me è molto importante. Vi prego di non offendervi”, ha detto il Pontefice.
“Viviamo tempi in cui sembrano riprendere vita e diffondersi sentimenti che a molti parevano superati”, ha esordito Papa Francesco. “Sentimenti di sospetto, di timore, di disprezzo e perfino di odio nei confronti di individui o gruppi giudicati diversi in ragione della loro appartenenza etnica, nazionale o religiosa e, in quanto tali, ritenuti non abbastanza degni di partecipare pienamente alla vita della società”.
Per promuovere valori di solidarietà e rispetto, bisogna partire dalla famiglia, “luogo in cui si imparano fin dalla tenerissima età i valori della condivisione, dell’accoglienza, della fratellanza e della solidarietà”. Importante anche il ruolo degli educatori e dei formatori, ai quali, secondo Papa Francesco “è richiesto un rinnovato impegno affinché nella scuola, nell’università e negli altri luoghi di formazione venga insegnato il rispetto di ogni persona umana, pur nelle diversità fisiche e culturali che la contraddistinguono, superando i pregiudizi”.
Infine, Bergoglio lancia un monito alla classe politica invitando a non alimentare campagne d’odio razzista: “Purtroppo accade pure che nel mondo della politica si ceda alla tentazione di strumentalizzare le paure o le oggettive difficoltà di alcuni gruppi e di servirsi di promesse illusorie per miopi interessi elettorali”. Bergoglio conclude: “Nel giorno del giudizio universale, il Signore ci rammenterà: ‘Ero straniero e non mi avete accolto’. Ma già oggi ci interpella: ‘Sono straniero, non mi riconoscete?'”.