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Parlamento, ecco gli esclusi eccellenti. Tramontano i big della seconda repubblica

di marco.potenziani27 Febbraio 2013
27 Febbraio 2013

Queste elezioni si ricorderanno per molti elementi di rottura rispetto al passato, uno tra questi sarà certamente la valanga che ha travolto presenze storiche nelle aule parlamentari. Nel nuovo parlamento infatti entrano gli eletti di solo quattro coalizioni: centrosinistra, centrodestra, Movimento 5 stelle e il centro delle liste promosse da Monti. E gli esclusi eccellenti, per aver mancato la soglia alla Camera e al Senato, abbondano.
Fuori i giudici. La lista degli esclusi si apre con un aspirante premier: Antonio Ingroia. Rivoluzione civile ha raccolto solo l’1,79% al Senato (intorno a 550 mila voti) e appena il 2,2% alla Camera (poco più di 750 mila voti), più o meno la metà di quanto era riuscito a fare nel 2008 Antonio Di Pietro con l’Idv alleato del Pd. Entrambi i magistrati, dunque, sono fuori dall’aula.
Niente da fare anche per Gianfranco Fini, capolista alla Camera in tutte le circoscrizioni di Fli, che ha raccolto meno di 158 mila voti (lo 0,46%), un dato addirittura più basso di quello della Destra di Francesco Storace. Meglio sono andate le cose ad Oscar Giannino che, nonostante la conclusione imprevista della campagna elettorale, ha raccolto l’1,12% alla Camera e lo 0,91% al Senato (277 mila).  Numeri che tuttavia non consentono a lui e agli altri candidati di Fare di varcare la soglia del parlamento.
Radicali vicini a zero. Stessa sorte toccata anche ai Radicali riuniti da Marco Pannella nella lista Amnistia, Giustizia e Libertà, che ha raccolto poco più di 60 mila voti sia alla Camera sia al Senato, non andando oltre lo 0,2%. Hanno fatto solo atto di presenza con lo stesso risultato (0,26% e 89 mila voti alla Camera) anche il Partito comunista dei lavoratori di Marco Ferrando e Forza nuova di Roberto Fiore. Mentre ancora peggio è andata alla Fiamma tricolore di Luca Romagnoli (0,13%) e a Magdi Allam che con la lista Io Amo l’Italia ha raccolto lo 0,12% e circa 42 mila voti.
Via Binetti, Buttiglione e Marini. Franco Marini, ex presidente del Senato e tra i fondatori del Pd, è rimasto escluso da Palazzo Madama (era candidato in Abruzzo). Roberto Rao, Udc, stretto collaboratore di Pier Ferdinando Casini, non è stato eletto al Senato nel Lazio. Ma con l’Udc ferma al 1,77% non tornano in Parlamento Paola Binetti, Lorenzo Cesa, Rocco Buttiglione, l’ex ministro dell’agricoltura Mario Catania, Giuseppe De Mita, Ferdinando Adornato, Marco Calgaro. Sul fronte del centrodestra, è rimasto escluso dal Senato Guido Crosetto, tra i fondatori di Fratelli d’Italia. Escluso dalla Camera Gianfranco Micciché, leader di Grande Sud. E anche Raffaele Lombardo, leader del Mpa (Movimento per le autonomie). Domenico Scilipoti, passato nella scorsa legislatura dall’Idv nelle file berlusconiane, è stato invece eletto al Senato in Calabria.
I Giornalisti. Queste elezioni che si ricorderanno anche per la candidatura di molti giornalisti italiani. Roberto Natale, candidato di Sel al Senato in Umbria e Marche, ex presidente della Federazione nazionale della stampa, non è eletto. Ce la fanno invece gli ex direttori Corradino Mineo ed Augusto Minzolini, rispettivamente ex di Rai News e Tg1, il primo senatore del Pd e il secondo del Pdl.

Marco Potenziani

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