La Procura di Genova e la Lega Nord hanno trovato un’intesa sulla restituzione dei 49 milioni di euro di rimborsi elettorali. Saranno sequestrati a rate, centomila euro a bimestre, per un totale minimo di 600mila euro l’anno. Ma se il partito dovesse incamerare di più, al netto delle spese della gestione ordinaria, la cifra prelevata dalla Procura aumenterebbe. Da un rapido calcolo si evince che per arrivare al totale dovuto saranno necessari 81 anni.
Il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi ha specificato che si tratta “di una istanza da parte della difesa che attiene alle modalità di sequestro preventivo ed eseguibile” e che è stata accolta dalla Procura di Genova. “Abbiamo fatto quello che viene fatto in altre procedure analoghe, laddove agiamo in esecuzione. È un meccanismo che la procura ha già seguito per i crediti erariali, per cui una società può subire sequestro preventivo”, ha aggiunto Cozzi.
Entrando più nel dettaglio, si apprende che i fondi del Carroccio verranno messi a disposizione della Guardia di Finanza su un conto dedicato. Tali somme arriveranno o dall’affitto di via Bellerio, sede milanese del partito, o da altri introiti presenti nel bilancio certificato a partire dall’esercizio del 2019.
Secondo l’accusa, i soldi che il partito attualmente guidato da Matteo Salvini deve restituire sarebbero frutto di una truffa ai danni dello Stato che l’allora segretario Umberto Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito avrebbero orchestrato per ottenere indebitamente i rimborsi elettorali tra il 2008 e il 2010.
Gli avvocati della Lega Giovanni Ponti e Roberto Zingari, intenzionati a dare battaglia, hanno annunciato di aver presentato già il ricorso in Cassazione, dopo che lo scorso 6 settembre il Tribunale del Riesame del capoluogo ligure aveva dato il proprio via libera al sequestro. Al momento, secondo quanto affermano i legali del Carroccio, nelle case del partito ci sarebbero 130mila euro che verranno subito acquisiti dalla Guardia di Finanza.