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Pd, Martina chiede l'unità
Ma da Firenze Renzi attacca:
"Non vi libererete di me"

L'ex premier: guerra al Matteo sbagliato

Ancora incerta la data del congresso

di Davide Di Bello10 Settembre 2018
10 Settembre 2018

Il segretario del Pd Maurizio Martina all'iniziativa di conclusione della Festa dell'Unità di Ravenna, 9 settembre. ANSA / Fabrizio Zani / Bove

Anche alla Festa dell’Unità il Pd parla diviso. Le dichiarazioni d’intenti rimbombano tra gli applausi, riecheggiano da Ravenna a Bologna e Firenze, salvo poi evaporare tra le molte correnti che agitano il partito dall’interno. E la rotta verso il congresso che eleggerà il nuovo segretario si annuncia tutt’altro che lineare.

Fuoco amico. “Hanno fatto la guerra al Matteo sbagliato”. Matteo Renzi interviene a Firenze negli stessi istanti in cui a Ravenna sta parlando il segretario reggente Maurizio Martina. “Andrò nelle scuole, in tv, pensano di essersi liberati di me, ma hanno sbagliato”. Renzi straccia le vesti da semplice senatore di Scandicci, che ha indossato dopo la sconfitta elettorale e che sembrano andargli ogni giorno più strette. “Non vivo nell’ansia di tornare da qualche parte ma vivo nell’ansia di non lasciare la politica a chi crede che sia un prolungamento di Facebook”. Un messaggio chiaro: l’ex premier e segretario dimissionario non ha mai avuto intenzione di ritirarsi a vita privata.

A Ravenna Martina chiude la kermesse con l’ennesimo appello alla pacificazione: “Basta litigi, dobbiamo volerci bene”. Pur senza far trasparire nulla, lascia la porta aperta alla sua candidatura nel prossimo congresso, che rimane comunque a data da destinarsi. Ma nel suo comizio finale, appuntamento che riveste da sempre un’importante solennità richiamando folle di militanti, e che Martina ha tenuto per la prima volta nel giorno del suo 40esimo compleanno, il segretario ha dovuto registrare numerose assenze di rilievo tra i suoi compagni di partito: il presidente Matteo Orfini è stato l’unico dirigente di primo piano ad assistervi.

Il coro di voci dem suona invece armonico nelle invettive lanciate contro il governo pentaleghista. Nel suo intervento Martina attacca l’esecutivo su tutti i fronti. Dal comportamento di Di Maio sull’Ilva che, dice, ha finito per ricalcare i progetti del precedente governo a guida Pd, a quello di Salvini nei confronti della magistratura. Da Firenze Renzi incalza: “L’immigrazione è diventato l’unico problema. E’ sparita l’abolizione della Fornero e anche la flat tax. Il reddito di cittadinanza? Non pervenuto. Hanno scommesso che sulla paura si potesse governare l’Italia. In questi mesi hanno raccontato un sacco di bugie, quando arriveranno i nodi al pettine noi ci saremo. Il tempo è galantuomo ma ci arriveremo”.

Reazioni. “Dobbiamo ripartire dall’essere un partito inclusivo –  scrive l’ex viceministro al Mise Teresa Bellanova – con una grande dialettica interna ma con un vincolo fondamentale: quando si assume una decisione tutti insieme la si porta avanti. Il segretario verrà dopo, adesso costruiamo il percorso”. Un grido d’allarme condiviso da Gianni Cuperlo che auspica un congresso che dedichi la prima fase della discussione ai motivi della sconfitta, soprattutto su cosa i dem devono mettere al centro per dare una risposta. “Servirebbe questo più che una divisione in partenza con l’arruolamento degli eserciti per questa o quella candidatura”. Quel fuoco amico che Matteo Renzi non ha certo dimenticato.

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