Migliaia di russi hanno sfilato per le strade di Mosca contro il presidente Vladimir Putin e l’annunciata riforma delle pensioni. Le proteste si sono svolte nello stesso giorno in cui si votava per eleggere 22 governatori, 4 sindaci e 16 assemblee legislative locali, nonché rimpiazzare sei seggi della Duma rimasti vacanti. Ma è l’elezione del sindaco di Mosca la posta in gioco più alta.
Le proteste riguardano l’innalzamento di cinque anni dell’età pensionabile, da 60 a 65 per gli uomini entro il 2028 e da 55 a 60 per le donne entro il 2034. A indire i cortei in una cinquantina di città, ma solo in quattro di esse erano autorizzati, era stato l’oppositore Aleksej Navalnyj, poco prima d’essere condannato a 30 giorni di fermo amministrativo per un corteo non autorizzato lo scorso gennaio. Ma l’aver tenuto l’oppositore dietro le sbarre non è bastato a dissuadere gli attivisti e i pensionati a scendere in piazza. Numerosi sono stati gli scontri con la polizia in tutto il paese.
Ruslan Shaveddinov, l’ ex coordinatore della campagna elettorale di Navalnyj, è stato prelevato dagli agenti antisommossa ancora prima dell’inizio delle manifestazioni. A fine serata, l’osservatorio indipendente Ovd-info contava 1018 fermi in tutto il Paese, 43 a Mosca e 452 nella sola San Pietroburgo, dove si sono registrati anche episodi di violenza, con dimostranti trascinati nelle camionette della polizia.
Nel mirino della contestazione la riforma previdenziale. “Putin aveva promesso che non avrebbe mai toccato le pensioni. Ha tradito la sua popolazione” dice un pensionato ai giornalisti. Il presidente dopo l’annuncio della riforma, ha visto il suo tasso di popolarità crollare dal 79% al 65% in pochi giorni secondo l’istituto di sondaggi indipendenti Levada Tsentr.