Il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl anti-corruzione, la cosiddetta “Legge Spazza Corrotti” messa a punto dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e sostenuta soprattutto dal M5S.
Una “riforma strutturale” l’ha definita il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che mira a “restituire competitività al Paese”. Il ddl è in sintonia con con alcune raccomandazioni provenienti dal Gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO).
“Le proposte vanno nella direzione giusta come auspicato dal Greco – organo anti corruzione del Consiglio d’Europa – nei suoi rapporti sull’Italia”. Come ha scritto in un tweet Gianluca Esposito, segretario esecutivo del Greco stesso, precisando che per “una valutazione definitiva è necessario il testo finale”.
Proposte che vanno nella direzione giusta come auspicato dal #GRECO organo #anticorruzione @coe nei suoi rapporti sull’Italia disponibili su https://t.co/ILZpKsuDt1 @AlfonsoBonafede https://t.co/npefkBTrlD
— Gianluca Esposito (@GianlucaCoE) 6 settembre 2018
Per il vicepremier Luigi Di Maio il ddl rappresenta un “cambio culturale per l’Italia. Oggi diciamo agli onesti che lo Stato è dalla loro parte”. Ed è anche una “manovra economica, perché la lotta alla corruzione farà risparmiare miliardi di euro allo stato che potremo utilizzare per le imprese e per le persone senza lavoro, per la scuola, la sanità e i servizi pubblici”. A illustrare le novità introdotte dallo “spazza corrotti” è il ministro Bonafede, a cominciare dal Daspo “perpetuo”. Se una persona è condannata in via definitiva per corruzione (e 8 nuovi reati sono stati inseriti), ha spiegato il ministro, “non avrà più la possibilità di stipulare contratti con la Pubblica amministrazione. Per condanne fino a due anni, il Daspo può durare da 5 a 7 anni. Quando invece la condanna è superiore a 2 anni il divieto è a vita, scritto nero su bianco. Il mio messaggio è che da ora in poi non se la cava più nessuno”. Una revoca della ‘condanna a vita’ potrà essere concessa in caso di riabilitazione, ma solo passati 12 anni dall’espiazione della pena. Un periodo di tempo a cui vanno aggiunti i tre anni previsti per ottenere la riabilitazione.
Il ddl introduce poi l’agente sotto copertura anche per i reati contro la Pubblica amministrazione e punta ad incentivare i pentiti. “Il patto tra corrotto e corruttore – ha osservato Bonafede – finora era molto solido, difficile per i magistrati intercettarlo, nessuno dei due poteva denunciare l’altro perché rischiava pene per corruzione. D’ora in poi chi corrompe non avrà certezza che il pubblico ufficiale corrotto non andrà a denunciare”. I presupposti del pentimento sono la confessione volontaria su fatti non ancora oggetto di indagine, deve riguardare reati commessi non più di sei mesi prima, prevede la restituzione del maltolto entro sei mesi, deve riguardare informazioni utili alle indagini e deve essere esclusa la premeditazione.
Da un punto di vista politico lo spazza-corrotti potrebbe annunciare delle crepe sulla stabilità del governo. Il ministro dell’interno Salvini, che alla vigilia aveva espresso delle riserve sul provvedimento che è una bandiera dei 5 Stelle, non ha partecipato alla riunione a palazzo Chigi. “Impegnato su molti dossier” è la giustificazione. Un’assenza che pesa e che si fa notare dopo che il M5s ha ignorato le “sue” richieste sul ddl. “Ma si è giustificato, o pensate che sia favorevole alla corruzione?”, ha poi pensato di poter scherzare il premier Conte. Un ddl che non piace alla Lega che però non ha intenzione di rompere l’alleanza gialloverde. Almeno non fino alle Europee. Ma certo ieri ha voluto prendere le distanze.
Il ddl non piace neanche a Forza Italia. Non è convinto l’ex Cavaliere della norma che prevede l’impossibilità di lavorare con la pubblica amministrazione per chi è stato condannato in via definitiva per reati contro la Pa e l’agente infiltrato per assumere la prova dei reati. Critico anche il Partito Democratico, per Walter Verini si tratta “di uno spot, con aspetti, purtroppo, di dubbia costituzionalità ed efficacia”. Ai tanti dubbi sull’efficacia di queste nuove norme, Bonafede ha annunciato che entro la fine dell’anno sarà presentata anche una legge per lo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Lega permettendo.