In questa partita politica, lo scambio di poltrone sarà inevitabile e sarà forse quello il momento in cui Luigi Di Maio offrirà il suo compromesso a Matteo Salvini: «Siamo pronti a dargli i ministeri più importanti». In cambio, però, il leader pentastellato vuole che venga rispettata l’unica condizione che lo vede irremovibile: «O faccio io il premier o non se ne fa nulla».
Per Di Maio è una questione di «indirizzo politico», una scelta dettata dai numeri del post voto e per i cittadini che hanno dato fiducia al Movimento. Ma c’è anche una questione di ambizione personale perché, a differenza di Salvini, Di Maio potrebbe non avere più un’altra possibilità, visto che la sua carriera politica è sottoposta alla regola dei due mandati.
Salvini, dal canto suo, ha detto di essere disposto al passo indietro: «Non dirò “io il premier o morte”. Chi lo farà è l’ultimo dei miei problemi», sono state le ultime dichiarazioni, anche se ad alcuni parlamentari ha detto chiaramente: «Il governo non sarà guidato né da me né da Di Maio. Fidatevi, finirà così».
La speranza dei 5 Stelle è che il centrodestra si frantumi e Silvio Berlusconi, intenzionato ad avere un piede nell’esecutivo, vada all’apposizione. In questo modo Salvini ne uscirebbe indebolito e non potrebbe rivendicare di avere il 37% della coalizione contro il 32% del M5S. Così si potrebbe attuare il piano di Di Maio «Facciamo come in Germania – ragiona con il suo staff – Firmiamo un contratto sul programma. Il partito di maggioranza relativa nomina il premier, il partner di governo prende i ministeri più importanti».
A Salvini, così, spetterebbero Economia o Sviluppo economico, Interno, per la campagna sull’immigrazione, Difesa, Agricoltura e magari Trasporti, considerando l’importanza di molte infrastrutture traducibili in posti di lavoro e in consenso. Ma è presto per avere indicazioni più precise
Di Maio nutre fiducia nel presidente della Repubblica Sergio Mattarella. I grillini percepiscono una certa freddezza del Quirinale all’idea che sia Salvini il primo a ricevere l’incarico e ad avere l’opportunità di formare un governo. Resta il fatto che il leghista ha già detto di essere pronto a lasciare spazio a un terzo nome”.