La diciottesima legislatura è partita. Sotto la presidenza temporanea di Giorgio Napolitano al Senato e di Roberto Giachetti alla Camera, ai parlamentari designati dalla tornata elettorale del 4 marzo scorso spetta ora il compito di indicare i nomi per la seconda e la terza carica dello Stato. L’obiettivo del raggiungimento della maggioranza necessaria all’elezione dei presidenti, però, appare quanto mai lontano. Saltato l’accordo tra 5 Stelle e Lega per la spartizione delle presidenze delle Camere di cui si era parlato nei giorni scorsi, le trattative in corso tra il Movimento di Beppe Grillo e il centrodestra si sono arenate.
Lo scoglio su cui si infrangono i tentativi di accordo è rappresentato dal forzista Paolo Romani, indicato da Silvio Berlusconi come il candidato alla presidenza del Senato. In cambio dell’elezione di Romani il centrodestra avrebbe permesso di eleggere il candidato indicato dai grillini per la Camera. Netta però la chiusura da parte di Luigi Di Maio, dopo il veto unanime del partito a indagati e imputati per lo scranno più alto di Montecitorio e Palazzo Madama. Il capo politico dei 5 Stelle ha rifiutato di incontrare Silvio Berlusconi: “Non porterò mai il Movimento a un Nazareno bis”, ha sottolineato Di Maio. “Negli scrutini di oggi – ribadisce il leader grillino – voteremo scheda bianca. Perché per il bene delle persone che vogliamo candidare alle presidenze non possiamo esporle ai giochi dei partiti”. E conclude, durissimo: “Nei prossimi giorni sapremo se per le altre forze politiche la volontà popolare conta ancora qualcosa oppure no”.
A sparigliare le carte per la spartizione delle presidenze delle Camere tra i partiti usciti vincenti dalle elezioni è stato proprio l’intervento di Berlusconi. Indicando Romani per il Senato l’ex Cavaliere ha ottenuto due obiettivi: rompere la tenaglia 5 Stelle-Lega che stava mettendo definitivamente fuori dai giochi Forza Italia, e tornare ancora una volta a dare le carte nel gioco fondamentale per gli equilibri della legislatura, nonostante la bocciatura elettorale. Forza Italia e Pd dunque voteranno scheda bianca al primo scrutinio.
“Il voto del 4 marzo – ha dichiarato Giorgio Napolitano, presiedendo la prima seduta di Palazzo Madama – ha rispecchiato un forte mutamento nel rapporto tra gli italiani e la politica”. L’ex presidente della Repubblica e senatore a vita non ha lesinato poi una stoccata alla leadership del Pd: “I comportamenti elettorali hanno mostrato quanto poco avesse convinto l’auto-esaltazione da parte dei partiti di maggioranza”, ha sottolineato Napolitano. “Ha contato molto – ha aggiunto – il fatto che i cittadini abbiano sentito i partiti tradizionali lontani e chiusi rispetto alle sofferte vicende personali di tanti e ai diffusi sentimenti di insicurezza e di allarme”.