È sempre un evento nazionale. L’ultimo disco di Mina, Maeba, riporta sulla scena colei che da anni appare e scompare, lasciando fan e critici stupiti ogni volta che la sua voce torna ad attraversare una scena musicale italiana molto impoverita rispetto ai tempi dei suoi esordi. Introdotta, come sempre avviene negli ultimi anni, dal figlio Massimiliano Pani che spiega intanto il metodo per arrivare alla scelta dei brani nel nuovo lavoro. Migliaia di proposte passate al setaccio che puntano alle emozioni più che alla perfezione stilistica, per dare il senso dell’ultima fatica. Maeba, il senso del nome, al di là della sua musicalità, se c’è, non è stato spiegato, raccoglie molti e diversi stili.
All’interno dell’album troviamo anche una canzone scritta e duettata con Mina da Paolo Conte, il cantautore astigiano che con “‘A minestrina” ha voluto essere presente inviando alla regina della voce italiana un brano che entrambi cantano in napoletano, uscendo ulteriormente dagli schemi. Perché nell’album c’è il cosiddetto “buon canto” della tigre di Cremona, incontaminato nonostante sessant’anni di attività ad altissimo livello, come nel primo brano “Volevo scriverti da tanto”, come anche un tango con parole di Paolo Limiti, e canzoni definite “incantabili” dallo stesso Massimiliano Pani. ad esempio “Il tuo arredamento”, virtuosismo vocale inarrivabile, ma anche due cover da George Michael a Elvis Presley.
Emozione quindi che può più della perfezione, questa la strada intrapresa da Mina in questo 74esimo album alla vigilia dei 78 anni d’età. Una voce così cristallina da aver fatto impazzire i tecnici del suono, riferisce sempre Pani, alla ricerca di un effetto che non c’era, perché il timbro di Mina non è riproducibile da alcuna sound machine ma soltanto da Mina stessa, nonostante abbia ripreso a fumare. Ne è passato di tempo da quando Mina si faceva chiamare Baby Gate agli esordi, ma la voglia di stupire e divertirsi è ancora quella degli esordi.