Spunta anche il possibile coinvolgimento di un partito italiano nello scandalo di Cambridge Analytica che sta attraversando Facebook. Troppo presto per formulare accuse precise, anche se alcune formazioni sono state più attive di altre nell’utilizzo dei social per la comunicazione politica. E nel parlamento che sta per insediarsi, già si ventila l’idea di una commissione d’inchiesta. È il deputato del Pd Michele Anzaldi a formulare la proposta: “Il mio primo atto da parlamentare sarà la proposta di legge per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sul caso di Cambridge Analytica e sulle fake news, anche alla luce di quanto ha confermato l’Agcom”.
Lo scandalo che sta creando problemi a Facebook nel mondo, si compie nello stesso periodo in cui le ricerche italiane dimostrano che almeno metà della nostra popolazione utilizza il social di Zuckerberg: 30 milioni di persone attive e tra queste 28 milioni tramite lo smartphone. Potenzialmente, quindi, tutti possibili vittime di un utilizzo illegale dei dati personali per determinare le preferenze di voto.
Per l’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, le tecniche di profilazione degli utenti e di comunicazione elettorale selettiva sembrerebbero essere state utilizzate nel 2012 anche su commissione di soggetti politici operanti in Italia. A dirlo – ribadisce in una nota Agcom – sono i dati forniti dalla società stessa e, per questo motivo, l’Autorità ha inviato a Facebook una specifica richiesta di informazioni circa l’impiego di dati personali per finalità di comunicazione politica da parte di soggetti terzi.
Più prudente il Garante della privacy, Antonello Soro, che però non esclude possibili violazioni: “Non ho elementi per dire se anche in Italia sia accaduto e chi sia il destinatario di questa campagna di allargamento viziato del consenso. Però è possibile, ed essendo possibile non possiamo sorprenderci se anche da noi — oltre che in Usa, Inghilterra o altre parti del mondo — si utilizzano questi canali per la ricerca del consenso”.