Una crisi così tra Russia e Gran Bretagna non si vedeva dai tempi della guerra fredda. Si fa sempre più alta la tensione tra il Cremlino e la premier britannica Theresa May a seguito dell’annuncio delle ritorsioni britanniche per l’attacco chimico di Salisbury contro l’ex spia del Kgb Serghei Skripal e sua figlia Yulia messo a segno, secondo gli 007 di Sua Maestà, con un agente nervino prodotto nei laboratori militari sovietici 40 anni fa.
In risposta alla decisione della May di espellere 23 diplomatici russi in Gran Bretagna, il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, espellerà presto diplomatici britannici. A riportarlo è Sky News, citando l’agenzia di stampa russa Ria. Rispondendo a un giornalista che gli chiedeva se diplomatici britannici saranno espulsi, Lavrov ha risposto “Assolutamente. Presto. Ve lo prometto”.
Ma la “decisione finale” sulle misure di risposta a Londra spetterà al presidente russo Vladimir Putin. Così ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. “Non ci servirà molto tempo – ha sottolineato Peskov – per varare le misure di risposta. Le proposte saranno avanzate dal ministero degli Esteri e da altri organi competenti, ma spetta al presidente della Federazione russa prendere la decisione finale”.
Sempre dalla Russia, arrivano anche le dichiarazioni della portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova che sostiene che le accuse di Londra sul presunto coinvolgimento della Russia nel caso Skripal siano dettate da motivi politici interni alla Gran Bretagna e afferma che la premier britannica vuole atteggiarsi a leader forte. Zakharova ha ribadito che Mosca non aveva alcun motivo per avvelenare l’ex spia e sua figlia e ha bollato come “russofobia” il sostegno americano alle accuse britanniche contro il Cremlino.
Gli Stati Uniti, infatti, si sono schierati con Londra, condividendo il giudizio sulla responsabilità di Mosca e sostenendo la decisione di espellere i diplomatici russi come giusta risposta. È quanto riferisce la Casa Bianca, secondo cui questa ultima azione “rientra in un quadro di comportamento in cui la Russia disprezza l’ordine internazionale, mina la sovranità e la sicurezza di altri Paesi e tenta di sovvertire e screditare le istituzioni e il processo democratico occidentale”.
A prendere fermamente posizione schierandosi dalla parte degli inglesi c’è anche l’Australia, che sostiene il diritto di Londra di reagire. In una dichiarazione congiunta, il primo ministro Malcolm Turnbull e la ministra degli Esteri Julie Bishop hanno affermato: “Theresa May ha presentato argomenti convincenti sulla responsabilità dello stato russo per questo attacco, con un uso illegale della forza contro il Regno Unito e il suo popolo. L’Australia è a fianco del Regno Unito e sostiene, nei termini più forti, la risposta della prima ministra May a questo odioso attacco, il primo uso di armi chimiche in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale”.
La Francia di Emmanuel Macron che inizialmente si era chiamata fuori, sembra aver cambiato idea. Questa mattina, infatti, c’è stato un nuovo colloquio telefonico tra la premier britannica e il presidente francese per fare il punto sul caso. La May, si legge in una nota diffusa dall’Eliseo, ha informato il presidente francese “dei progressi dell’inchiesta e dettagliato le misure annunciate ieri”, mentre Macron ha condiviso l’osservazione del Regno Unito secondo cui le responsabilità della Russia nell’attacco sono l’unica “spiegazione plausibile”.
Nel frattempo, il Regno Unito costruirà un centro di difesa contro le armi chimiche per proteggersi dalla crescente minaccia della Russia. A riportare la notizia è la Bbc online. L’emittente scrive che il ministro della Difesa Gavin Williamson annuncerà oggi i piani per la realizzazione del centro.