Si sono corteggiati a lungo, dopo il 4 marzo. Fin da subito Matteo Salvini ha riconosciuto lo “straordinario risultato” del Movimento Cinque Stelle. Pur confermando di voler lavorare solo col centrodestra. Luigi Di Maio ha invece aperto a tutte le forze politiche, senza un riferimento particolare se non alla responsabilità verso l’elettorato. Con l’obiettivo di formare un governo a cui nessuno dei due, dopo una rincorsa durata anni, vuole rinunciare. In mezzo la crisi interna al Pd, il dibattito su un eventuale appoggio dem a un governo Cinque Stelle. E soprattutto il fastidio di Silvio Berlusconi per il passo dei suoi alleati verso il Movimento. Nell’impasse degli ultimi giorni, una telefonata potrebbe sbloccare la situazione. Quella avvenuta ieri sera tra Salvini e Di Maio. E subito rendicontata proprio dal leader grillino.
Al centro del colloquio tra i due, non solo un possibile futuro asse di governo. Ancora più urgente è trovare un equilibrio per le presidenze delle Camere. Scelte che potrebbero fornire importanti indicazioni al Colle in vista della formazione di un esecutivo che possa ottenere la fiducia. Di Maio, pur sottolineando che “l’interlocuzione sulle presidenze è slegata dalla formazione del governo”, ha ribadito che, come prima forza politica, lo scranno più alto della Camera spetta ai Cinque Stelle.
Oggi i retroscena dei giornali hanno provato a ricostruire anche il resto della conversazione. Si parla di un possibile accordo per un governo di scopo: realizzare una nuova legge elettorale, magari far partire la battaglia per l’abolizione dei vitalizi. Poi tornare alle urne. Anche se a tal proposito, ieri, Salvini è stato chiaro: “Non ho mai avuto paura di confrontarmi con gli elettori – ha detto – ma mi auguro che gli italiani non debbano tornare a votare domattina. Altrimenti poi si stancano di farlo”.
Dalle parti di Forza Italia invece il clima è teso. Berlusconi si mostra piuttosto irritato, al punto da spingere i suoi in due direzioni. Stoppare ogni tipo di accordo con i Cinque Stelle. E costruire un ponte con il Pd. L’obiettivo rimane quello di impedire una deriva populista, facendosi anzi garante di un’alleanza moderata che ospiti però ovviamente anche la Lega. Ma soprattutto quello di evitare il ritorno alle urne. Prospettiva in cui FI perderebbe ancora più voti, a vantaggio di Salvini e dei Cinque Stelle.