Crescita impetuosa per i pagamenti elettronici. Le carte di credito e debito, così come le criptovalute, sono sempre più utilizzate in quasi tutte le aree del globo, senza particolare differenze tra Paesi avanzati ed emergenti. Secondo uno studio condotto dalla Bri, la “banca delle banche centrali” con sede a Basilea, i pagamenti elettronici sono passati dal 13 per cento del Pil del 2000 al 25 per cento del 2016. A favorirne l’utilizzo è il miglioramento e la nascita di nuove tecnologie di pagamento per smartphone, con app dedicate. In più, sempre nuove attività commerciali accettano il pagamento con queste nuove funzionalità. Dalla pizzeria ai fast food, fino alle donazioni nelle chiese danesi, i luoghi dove poter utilizzare il denaro elettronico è in crescita costante.
Nonostante questa avanzata del denaro virtuale però, utilizzato anche per pagare piccole somme, il contante domina ancora. Negli ultimi anni infatti si sta espandendo, inizialmente come risposta alla grande crisi finanziaria che ha portato i risparmiatori a farne una sorta di “riserva”. Nell’analisi dei ventidue Paesi a cura di Bri, si nota che rispetto al 2000, il denaro in contanti è salito dal 7 al 9 per cento del Pil. Nella geografia di questo studio si notano delle differenze: in Svezia è sotto il 2 per cento, ma nel Giappone arriva al 20 per cento. A favorirne l’uso, paradossalmente, è anche qui la tecnologia: gli Atm hanno visto una fortissima espansione dal loro debutto nel 1967 e solo negli ultimi dieci anni sono cresciuti del 50 per cento, guidati dai Paesi emergenti, mentre in quelli avanzati sono rimasti stabili.