Maria Corbi, scrittrice e giornalista de La Stampa, ogni mercoledì è online con il podcast “Una capra ad Harvard”. Si tratta di uno degli episodi che compongono PodLast, il podcast della testata, e che si focalizza sul mondo dell’educazione scolastica.
Perché La Stampa ha deciso di rivolgersi ai propri lettori attraverso il podcast e com’è nata l’idea?
«L’idea è venuta a Francesca Sforza, caporedattrice e corrispondente dall’estero del giornale che, forte della sua esperienza e del contatto con diverse realtà in ambito comunicativo, ha proposto al direttore di lanciare un podcast, PodLast. Maurizio Molinari ha subito accettato, anche perché si tratta di una forma di comunicazione molto diffusa negli Stati Uniti. La nostra testata si adatta ai tempi che corrono, compiendo uno sforzo necessario ma positivo. È così è nato una sorta di colloquio con il pubblico, costruito dalle forze interne della redazione, su diverse tematiche».
PodLast è diviso in dieci episodi che spaziano dalla politica agli esteri alla cultura. Il suo si intitola “Una capra ad Harvard”. Perché ha sentito l’esigenza di informare il pubblico sull’istruzione?
«Il progetto è partito basandomi sulla mia esperienza di madre: ho due figli che studiano all’estero e che hanno intrapreso percorsi di studi differenti dai miei. In Italia la riforma della scuola è antiquata: dalla Riforma Gentile (del 1923) non c’è mai stato un vero cambiamento dei programmi didattici, al massimo delle piccole modifiche. Mi riferisco ai licei quadriennali e ai nuovi indirizzi. Ciò, però, non basta. È necessario creare percorsi scolastici omogenei e diretti, soprattutto per quei ragazzi che, pur non essendo eccellenti, attraverso un’educazione attenta e una scelta guidata, potranno percorrere la strada giusta».
La sua è un’esperienza riscontrabile in tante famiglie italiane.
«Esatto, ma non è l’unica che ho in considerazione per questo progetto. Anche le mie competenze nel giornalismo – l’attenzione è costantemente rivolta ai cambiamenti sociali e di costume – mi aiutano nel lavoro».
Nella pratica, com’è strutturato l’episodio?
«Dando uno sguardo all’estero dove i programmi scolastici motivano i ragazzi – a differenza di quanto accade nel nostro Paese, in cui i programmi non sono flessibili e quindi influiscono sul tasso di dispersione – tracciamo dei percorsi possibili, diamo dei suggerimenti alle famiglie quanto ai giovani studenti. La nostra idea di fondo è che l’educazione si debba basare sulle competenze, piuttosto che sulle nozioni. Così segnaliamo quelle realtà italiane che hanno compiuto passi in avanti anche se, personalmente, non condivido la possibilità concessa alle scuole di sperimentare: si tratta di una scuola ad personam, invece servirebbe una riforma totale del sistema scolastico».
Com’è stata l’accoglienza riservata a PodLast da parte del pubblico?
«Ottima. Il nostro prodotto, che non è altro che un’idea di servizio per il lettore, ha raggiunto il terzo posto nella classifica dei podcast più ascoltati in Italia. Siamo agli inizi, ma la risposta è alquanto positiva».