Che l’amianto sia nocivo per la salute dell’uomo è cosa nota. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità sono 107mila le persone che, ogni anno, perdono la vita per cause relative all’amianto. La metà di loro è europea. Respirare polveri contenenti fibre di asbesto, infatti, può causare tumori e gravi patologie mortali.
Ma, fino ad oggi, non erano mai stato spiegato con esattezza come questo fosse possibile. Ora, grazie ad uno studio finanziato dalla Fondazione nazionale svizzera per la scienza, sono stati scoperti i meccanismi per i quali l’amianto può far scatenare un tumore.
La scoperta è avvenuta grazie ad un progetto, guidato dalla ricercatrice Emanuela Felley-Bosco, e che ha coinvolto gli ospedali universitari di Zurigo, Ginevra e Toronto, l’Università di Friburgo e l’Eth di Zurigo.
Secondo la ricerca, pubblicata sulla rivista Oncogene e che vede anche una firma italiana, l’amianto non causa direttamente il cancro ai polmoni, ma passa attraverso uno strato cellulare che circonda gli organi interni. Il sistema linfatico qui non è in grado di eliminare le sue fibre, che così rimangono bloccate nel mesotelio, cioè lo strato che riveste alcuni organi del torace e dell’addome. Sebbene l’asbesto sia chimicamente innocuo, queste micro-lesioni provocano una reazione immunitaria: vengono emessi segnali infiammatori che sollecitano i globuli bianchi. A questo punto il corpo attiva una operazione di riparazione dei tessuti che favoriscono così la proliferazione cellulare e che dunque portano alla formazione dei tumori.
Un risultato utile per comprendere anche altri tipi di cancro che possono essere causati da infiammazioni come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa.