“Nasce la terza Repubblica, la Repubblica dei cittadini” e “siamo aperti al confronto con tutte le forze politiche a partire dalle figure dei presidenti di Camera e Senato”. Sono queste le parole del leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, che segnano il punto di svolta dopo le elezioni, ma soprattutto aprono concretamente il dibattito su cosa succede adesso.
Con il Pd e la coalizione di centro-sinistra sconfitti e lontanissimi da qualsiasi maggioranza, gli unici attori a poter puntare ad avere i numeri in Parlamento sono appunto i pentastellati e il centrodestra, con la Lega a fare da portabandiera. I grillini vorrebbero partire proprio dalle “figure di garanzia” come le ha chiamate Di Maio per tessere una maggioranza e per questo tentare di avere l’appoggio del Partito democratico. Le parole di ieri di Matteo Renzi lascerebbero intendere tutt’altro, ma il M5S spera ancora in un cambio dei dem, in contrasto con i desiderata del segretario. Non sarebbe da escludere nemmeno una proposta per il centrodestra, ma anche Salvini ha negato qualsiasi alleanza con altre forze.
Specularmente ai grillini si muove dunque la coalizione capitanata dalla Lega, dove il leader del Carroccio ha incassato l’endorsement dello sconfitto Berlusconi, rassicurandolo sul fatto che non si lascerà sedurre da Di Maio, neanche sulle elezioni della seconda e terza carica dello Stato. Resta però il dettaglio – che non è tale ma è un elemento determinante – della mancanza di una maggioranza se non attraverso accordi post voto. Dunque i cambi di rotta nonostante le promesse “anti-inciucio” sono più che ipotizzabili.
La maggioranza più larga si avrebbe con delle larghe intese tra centrodestra e Pd (con 375 seggi alla Camera e 188 al Senato), ma questa è anche lo scenario più lontano dalla realtà, vista la debacle storica dei dem e il fatto che nel centrodestra solo Forza Italia potrebbe pensare ad un accordo simile, sempre negato e anzi condannato da Lega e Fratelli d’Italia.
L’ipotesi, invece, di un’alleanza tra Di Maio e il centrosinistra porterebbe invece a una maggioranza alla Camera e al Senato rispettivamente con 337 e 167 seggi (i quorum sono 316 e 161).
Terza possibilità per raggiungere la maggioranza invece con un’intesa dei grillini con Salvini. In questo caso i seggi alla Camera sarebbero 353 e al Senato 171.
Le consultazioni delle forze in campo con il Presidente della Repubblica cercheranno di scogliere tutti questi nodi, anche se le idee potranno essere più chiare dal 23 marzo, da quando cioè si inizia a votare appunto per i presidenti di Camera e Senato. Nelle ultime ore è iniziato il toto nomi: dal leghista Roberto Calderoli alla pentastellata Paola Taverna, fino al forzista Paolo Romani per quanto riguarda Palazzo Madama. Alla Camera dei Deputati, invece, i nomi che circolano sono quelli di Roberto Fico del Movimento 5 Stelle – ma si fa il nome anche di Emilio Carelli – e di Graziano Delrio del Pd.
Infine, per trovare il bandolo della matassa, si potrebbe ipotizzare un governo di scopo di larghissime intese tra M5S, Lega e Pd. Quindi un esecutivo con un raggio di tempo e di azione limitato ad uno o pochi obiettivi, tra i quali soprattutto una nuova legge elettorale. Una possibilità molto concreta, ma che spaventa dai partiti – 5 stelle e Lega – che si sentono vincitori di questa tornata elettorale.