Le elezioni hanno infiammato il dibatto interno al Partito democratico. E se Matteo Renzi comunica le sue dimissioni “congelate”, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda annuncia la sua iscrizione. “Non bisogna fare un altro partito, ma lavorare per risollevare quello che c’è. Domani mi vado ad iscrivere al Pd”, ha scritto su Twitter il ministro, che ha poi aggiunto: “Sarebbe bello rispondere così al risultato elettorale, tornando ad impegnarsi direttamente. Io ci credo”. Sullo stesso social, arriva la reazione di Paolo Gentiloni: “Grazie Carlo!”.
Non bisogna fare un altro partito ma lavorare per risollevare quello che c’è. Domani mi vado ad iscrivere al @pdnetwork. https://t.co/5Jem2aDZfO
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 6 marzo 2018
Grazie Carlo! https://t.co/OIpELxF36p
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) 6 marzo 2018
Nella conferenza stampa al terzo piano del Nazareno, Renzi ha criticato la strategia politica del partito: “In questa campagna siamo stati fin troppo tecnici”. “Trovo fuori dal mondo – ha risposto Calenda – l’idea che la responsabilità della sconfitta sia di Gentiloni, Mattarella (per non aver voluto indire le elezioni nel 2017) e di una campagna troppo tecnica”. Il ministro ha espresso su Twitter il suo punto di vista relativo agli sbagli commessi dal Pd: “Abbiamo dato la sensazione di essere un partito delle élite. È successo in tutto l’Occidente ai progressisti, ma è anche effetto del nostro modo di comunicare ottimistico/semplicistico. Tornare a capire le paure, non tentare di esorcizzarle. Semplicistiche non sono state le proposte o l’azione di Governo, ma la visione presente/futuro. Multiculturalismo, globalizzazione, innovazione spaventano i cittadini. Se il messaggio è che l’unica cosa di cui aver paura è la paura, si perde il contatto e si spinge verso la fuga dalla realtà-M5S. Il punto non è essere o non essere élite, il punto è proteggere e rappresentare chi non lo è”.
Alla notizia dell’iscrizione di Calenda al Pd, hanno risposto molti esponenti dem su Twitter. “È molto bello ed importante che in un momento difficile ci sia chi vuole dare il proprio contributo al Pd, al suo pluralismo e al suo rafforzamento. Benvenuto a Carlo Calenda”, ha scritto la ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro. Seguono i ringraziamenti del ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina e del portavoce dem Matteo Richetti. “Abbiamo bisogno di persone come te”, ha rincalzato il ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti. Il presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, ha invece definito il gesto di Calenda come nobile e dall’alto valore politico.
È molto bello ed importante che in un momento difficile ci sia chi vuole dare il proprio contributo al Pd, al suo pluralismo e al suo rafforzamento. Benvenuto a @CarloCalenda.
— Anna Finocchiaro (@FinocchiaroAnna) 6 marzo 2018
La scelta giusta. Grazie @carlocalenda https://t.co/fPMheMEu3G
— Maurizio Martina (@maumartina) 6 marzo 2018
Preparo il comitato d’accoglienza! Che bella notizia @CarloCalenda! Si riparte alla grande https://t.co/TsViwNcvh9
— Matteo Richetti (@MatteoRichetti) 6 marzo 2018
Bravo @CarloCalenda! Il @pdnetwork ha bisogno di persone come te
— Claudio De Vincenti (@C_DeVincenti) 6 marzo 2018
“La ricostruzione della sinistra deve partire da una forza di sinistra e da un centro che guarda a sinistra. Calenda può essere la figura di un Pd che guarda anche a sinistra. Mi domando cosa ci stanno a fare ancora tanti compagni nel Pd. Noi abbiamo portato in Parlamento più deputati di sinistra che non il Pd che ne ha portati molti di destra”. Con queste parole ha commentato l’esito elettorale il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, di Liberi e uguali a Studio24, su Rainews24. Sul fronte delle critiche al partito, spunta l’esponente della minoranza dem Michele Emiliano, che scrive su Facebook: “Renzi punta alla sua autoconservazione, sta pensando a come rientrare in partita, non a come far rientrare il Paese in partita. Per questo finge di dimettersi”. Intanto gli italiani all’estero hanno confermato il Pd come loro prima forza politica. Dai risultati quasi definitivi emerge che, fuori dall’Italia, i dem sono in vantaggio sia a Camera che a Senato, con circa il 26%. Seguono la coalizione di centrodestra (21,69%) e il Movimento Cinque Stelle (17,54%).