Un’erosione di voti dal Pd al M5s. Il cambio di leadership nel centrodestra, con la Lega che recupera voti a Forza Italia e dall’astensionismo. E’ la fotografia sui flussi di voto scattata dall’Istituto Swg, all’indomani dell’appuntamento per le elezioni politiche.
Per valutare il numero di voti in uscita dal Partito democratico, la società ha preso a riferimento il 40% ottenuto alle europee del 2014, rispetto al quale il partito guidato da Matteo Renzi si è fermato neanche alla metà.
Oltre il 15% di chi nel 2014 aveva dato il suo voto al Pd, ha scelto questa volta di non andare alle urne. Un terzo degli elettori dem ha cambiato idea, la metà dei quali hanno preferito il Movimento guidato da Luigi Di Maio (il 16,8%). Una piccola fetta di elettorato ha scelto +Europa di Emma Bonino, mentre l’8% degli oltre 11 milioni di elettori che avevano scelto il Pd per farsi rappresentare a Bruxelles ha invece cambiato completamente schieramento, optando per il centrodestra. Solo il 4% ha optato per l’altra sinistra di Liberi e Uguali. Per LeU, comunque, i delusi del Pd rappresentano il 34,6% degli elettori.
Un fenomeno analogo ha interessato il centrodestra, dove la Lega ha raggiunto il suo miglior risultato dal 1996 (quando però la corsa del Pdl era unica) soprattutto grazie ai voti drenati dagli altri partiti (51%), sottratti in particolar modo a Silvio Berlusconi.
Questa volta il punto di riferimento preso in considerazione dalla società Swg sono le ultime consultazioni politiche. Alla scorsa tornata elettorale, infatti, aveva votato FI il 25,5% di chi stavolta ha scelto la Lega. Tra chi aveva preferito il partito azzurro nel 2013, peraltro, ben il 14,7% quest’anno ha lasciato perdere e non è proprio andato a votare.
Il Carroccio è stato anche il più bravo a recuperare consensi dall’ampio bacino degli astenuti, ottenendo voti per il 29,5% da parte di chi non si era recato alle urne nel 2013. Anche il M5S rispetto ha recuperato molti astenuti, il 19,5%, e sottratto voti alle altre forze politiche per il 22,8%.
Percentuali che, sommate alla conferma della base di voti del 2013, hanno consentito ai pentastellati di divenire il primo partito d’Italia.