Il verdetto che arriva dalle urne è netto, anche se le prospettive di governabilità sono più incerte che mai. È il Movimento 5 Stelle il vincitore assoluto delle elezioni politiche, con oltre il 30% delle preferenze degli italiani.
Per i pentastellati però non è così scontato un approdo al Governo, visto che non è stata raggiunta la maggioranza e l’altro partito che può uscire dalla notte degli scrutini con una vittoria in tasca è la Lega di Matteo Salvini, che con quasi il 18% dei voti sia alla Camera che al Senato si attesta prima forza della coalizione di Centrodestra.
La valanga di voti grillina e il successo del Carroccio attestano di conseguenza la débâcle dell’intera sinistra italiana. Sia il Partito Democratico – e in generale la coalizione di centrosinistra – sia Liberi e Uguali escono dallo spoglio con risultati al di sotto delle aspettative. Il Pd è sceso addirittura sotto il 20% delle preferenze, mentre LeU ha oltrepasso la soglia di sbarramento del 3% per un soffio.
Ma tra gli sconfitti – seppur all’interno della coalizione con più voti – si può inserire anche Berlusconi, che per la prima volta non è al primo posto tra i partiti di centrodestra. Il sorpasso della Lega sembra quindi far svanire le possibilità di Antonio Tajani come candidato premier e pone Forza Italia in una posizione di dipendenza rispetto a Salvini.
Nessun partito né coalizione ha raggiunto quel 40% delle preferenze che avrebbe probabilmente consentito una maggioranza stabile. Il crollo di Pd e Fi, inoltre, preclude qualsiasi possibilità di un Nazareno Bis e proprio pochi minuti fa in conferenza stampa Matteo Salvini ha ribadito con forza il suo “no a coalizione strane” e quindi estranee al centrodestra, visto che già stanotte si era paventata l’idea di un accordo Lega-M5S al Governo.
La palla passa dunque al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, citato proprio dal leader leghista come colui che “sceglierà il presidente del Consiglio che ha i numeri più vicini alla realtà” per governare. Tra più di tre settimane sono previste le consultazioni al Quirinale. Dopodiché la prima seduta delle nuove Camere sarà il 23 marzo, con l’elezione dei presidenti di Camera e Senato e già allora si potranno vedere i primi equilibri tra le forze in Parlamento.
L’altra soluzione percorribile – ma tutt’altro che semplice – rimane un governo di scopo, per tentare di discutere e approvare una nuova legge elettorale che possa garantire, a differenza del Rosatellum, una maggioranza più facile da raggiungere. E quindi nuove elezioni tra circa un anno.