Una delle novità introdotte dal Rosatellum e valida solo per le elezioni politiche è il tagliando antifrode, un sistema di sicurezza messo a punto per contrastare la possibilità di sostituzione della scheda elettorale all’atto del voto. Si tratta di un tagliando rettangolare rimovibile con codice alfanumerico attaccato a un lembo della scheda che il presidente o lo scrutatore staccano prima di inserire la stessa scheda nell’urna, in modo da garantire l’anonimato.
La nuova procedura prevede che gli addetti al seggio, prima di consegnare la scheda all’elettore, abbiano cura di annotare il relativo codice del tagliando antifrode sulla lista sezionale in corrispondenza al nominativo dell’elettore stesso, o nella colonna delle annotazioni. La norma ha però causato soprattutto disagi ai seggi, con file e lavoro aggiuntivo per gli scrutatori. Inevitabili le polemiche sul tema, esplose soprattutto sui social network, specie su Twitter, dove l’hashtag #bollinoantifrode è uno dei più discussi.
Ettore Rosato, colui che ha introdotto il tagliando, ha cercato però di smorzare le polemiche: “La norma del tagliando antifrode è stata approvata all’unanimità, ma nella sua fase applicativa è stata resa molto più lenta, perché la legge parlava solo di etichetta adesiva – ha spiegato a La Stampa il capogruppo del Pd alla Camera – la cosa più farraginosa è il compito di copiare i codici affidato agli scrutatori, procedura individuata dal ministero ma ahimé eccessivamente burocratica. Poi è chiaro che la sovrapposizione con le regionali in Lazio e Lombardia, per le quali si vota con un sistema diverso rispetto a quello delle politiche, e con le preferenze nei consigli regionali, rende più complicate le operazioni”.