Continua la violenza in Siria, nonostante la tregua stipulata lo scorso sabato all’Onu. L’accordo sull’apertura del corridoio umanitario nell’area della Ghuta, ad est di Damasco, dopo otto giorni di intensi bombardamenti da parte delle forze governative, sta cedendo sotto le bombe del regime di Assad.
Per questa ragione il presidente francese, Emmanuel Macron, e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, hanno richiamato l’attenzione degli attori internazionali sulla necessità di “esigere l’applicazione immediata della tregua Onu”. Durante un colloquio telefonico i due leader, infatti, hanno sottolineato come “dinanzi al protrarsi dei bombardamenti indiscriminati contro i civili occorre che la Russia eserciti senza ambiguità la massima pressione sul regime di Damasco, affinché esprima chiaramente il suo impegno a rispettare la risoluzione, con l’obiettivo di consentire la cessazione delle ostilità, la consegna dell’aiuto umanitario e l’evacuazione di feriti e malati”.
Macron ha poi evidenziato la sua “estrema vigilanza sulla questione delle armi chimiche” e ha ricordato che “una risposta determinata verrà fornita in caso di uso accertato di mezzi non leciti che causino la morte di civili, in perfetto coordinamento con i nostri alleati americani”. La questione è nata dopo che Amnesty International ha richiesto ieri alle Nazioni Unite di rendere pubblico il rapporto che si ritiene possa contenere informazioni sulle forniture segrete dalla Corea del Nord alla Siria di materiale per produrre armi chimiche. “Fornire a qualsiasi Stato materie prime per produrre quelle terribili armi è profondamente deplorevole. Ma farlo nei confronti del governo siriano, che ha ripetutamente usato le armi chimiche contro la popolazione civile, costituirebbe un clamoroso tradimento nei confronti dell’umanità” ha dichiarato la direttrice delle ricerche sul Medio Oriente di Amnesty, Lynn Maalouf.
Oggi Sana, l’agenzia di stampa pro Assad, ha accusato gli insorti della Ghuta di avere nuovamente bombardato a colpi di mortaio il “corridoio umanitario” istituito dalle forze governative siriane per l’evacuazione dei civili. “Organizzazioni terroristiche – scrive la Sana – hanno colpito il passaggio istituito dall’esercito durante il quarto giorno delle pause umanitarie di cinque ore ordinate dal presidente russo Vladimir Putin, giudicate insufficienti dall’Onu”. Mentre oggi nel nord est del paese, dove la Coalizione internazionale a guida Usa combatte ancora contro l’isis, tre civili e un bambino sono stati uccisi in raid aerei. L’attacco, avvenuto sul villaggio di Al Safawi, ha provocato anche ingenti danni a diverse abitazioni. Fonti vicino ad Assad raccontano che negli ultimi dieci giorni i raid della Coalizione a guida Usa hanno provocato 69 morti e decine di feriti tra i civili.