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Fake News, perché si muove anche Papa Francesco

di Salvatore Tropea13 Febbraio 2018
13 Febbraio 2018

Perché le fake news sono così pericolose ed efficaci? Perché appaiono plausibili, veritiere e catturano l’attenzione. Sono mimetiche e così si insinuano nel ciclo informativo, fino a diventarne parte. È questo l’allarme lanciato da Papa Francesco, nel suo messaggio – divulgato lo scorso gennaio – per la 52esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebrerà il prossimo 13 maggio.

Il Pontefice ha messo l’accento sul “dramma della disinformazione” e quindi sullo “screditamento dell’altro, la sua rappresentazione come nemico, fino a una demonizzazione che può fomentare conflitti”. Francesco ha però anche indicato una via per uscire dal tunnel delle false notizie, con una particolare attenzione proprio agli addetti ai lavori, chiamati da Bergoglio “i custodi delle notizie”, il cui ruolo non è semplicemente un mestiere “ma una vera e propria missione”.

La natura mimetica delle fake news è insita nel loro dna e nella loro capacità di confondere e avvelenare il panorama dell’informazione. Né è convinto Vincenzo Corrado, direttore del Servizio di Informazione Religiosa. L’avvelenamento delle notizie false, afferma Corrado a Lumsanews, “non è presente solo a livello professionale, ma soprattutto nelle relazioni quotidiane che si instaurano tra le persone e questo è ben visibile sui social dove le inesattezze delle notizie fake si auto-alimentano ed entrano in un circolo vizioso, generando e favorendo soprattutto l’odio e lo scontro”.

Non si parla più di bufale divulgate a scopo ludico o satirico, ma “di fake news che hanno ricadute importanti in termini economici e politici” come precisa il professor Paolo Peverini, docente Luiss di Marketing e linguaggi dei nuovi media e autore del libro Il racconto di Francesco – La comunicazione del Papa nell’era della connessione globale. Secondo Peverini il fenomeno diventa quindi ancora più preoccupante e drammatico proprio perché “le fake news sono particolarmente difficili da essere scoperte e rivelate. Quindi – precisa – il ruolo del giornalismo oggi è tanto più importante quanto questo fenomeno delle fake news è dilagante”. Decisivo è il “cosiddetto debunking, ovvero svelare l’infondatezza delle notizie fake. A tal proposito – continua Peverini – fondamentale è il ruolo degli operatori della comunicazione, soprattutto nei media digitali, di fare sempre più fact-checking. Ormai, infatti, il giornalismo non è solo raccontare gli eventi e ciò che avviene nel mondo, ma anche svelare le finte informazioni”.

 Le informazioni distorte, inoltre, diventano ancora più pericolose quando – sempre per la loro natura mimetica – vengono ritenute plausibili anche da alcuni organi di informazione e, diventando virali, sono altrettanto difficili da smentire, anche da fonti autorevoli e ufficiali. Su questo aspetto centrale diventa la frase che apre il messaggio di Papa Francesco, ripresa dal Vangelo di Giovanni: la verità vi farà liberi. Un insegnamento che, secondo il direttore del Sir Corrado, “vale per tutti, perché non esiste il giornalista cattolico e il giornalista laico, ma solo il giornalista che deve rispettare i principi etici e deontologici”. Per questo il versetto del Vangelo “suona con un impegno morale che non deve essere sottovaluto né trascurato”.

Il mondo del giornalismo infatti, spiega Corrado, “si è sempre di più piegato agli interessi dell’audience e dei like sui social, con i quali le fake news vanno a braccetto perché trovano una grande cassa di risonanza”. E proprio di contrastare la logica dell’audience ha parlato il Pontefice nel suo messaggio, richiamando la necessità di “un giornalismo fatto da persone per le persone”.

Questo aspetto è fondamentale, spiega il direttore del Sir, perché “significa recuperare l’umanità come criterio fondamentale che dovrebbe accompagnare tutto il processo di produzione della comunicazione, dalla verifica delle fonti fino alla pubblicazione stessa delle notizie, anche per far recuperare credibilità e identità alla professione”. Un’umanità, inoltre, che si esplica nel rapporto tra giornalisti e lettori, un rapporto di fiducia e, soprattutto, di ascolto reciproco. Corrado cita infatti un principio comunicativo: “ogni comunicatore deve essere anche un perfetto ascoltatore”.

Sulle conseguenze delle fake news e sulla mancanza di dialogo il professor Peverini ha sottolineato come esse “costruiscono la logica del nemico e veicolano delle opinioni non basate sui fatti ma su pseudo-fatti che portano quindi a tensioni e ad esasperare i conflitti, scoraggiando qualsiasi forma di dialogo”. Dunque il tema dell’ascolto appare fondamentale, anche se è proprio la cosa più difficile da mettere in campo sui Social. Come spiega Peverini, infatti, sui media digitali si creano “le cosiddette echo-chambers, ovvero il meccanismo per cui gruppi di utenti tendono ad interagire con chi ha opinioni simili o identiche alle proprie e quindi cambiare punto di vista o entrare in contatto con una visione diversa è molto difficile”. Inoltre i Social sono i principali veicoli per le notizie false e tendenziose, tanto che Facebook ha messo in campo un’iniziativa – supportata anche da alcune testate online e cartacee – per sensibilizzare gli utenti nel ricercare e riconoscere le fake news, con dei consigli per districarsi nella giungla della disinformazione. Ecco perché ascolto e dialogo – nell’ottica del messaggio di Francesco – diventano fondamentali per contribuire a costruire legami e ponti.

Anche monsignor Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria della Comunicazione della Santa Sede, ha posto l’accento sull’importanza dell’ascolto e della responsabilità, commentando il messaggio del Papa sul portale VaticanNews. “La capacità di ascolto – ha dichiarato – esige una maturità umana tale da favorire adattamenti alle diverse e impreviste circostanze. La comunicazione non è solo trasmissione di notizie, è disponibilità, arricchimento reciproco, relazione”. Il prefetto si è inoltre appellato ad una maggiore alleanza tra istituzioni, federazioni professionali e cittadini, nella ricerca della verità senza distorsioni.

Si torna quindi all’aspetto della missione del giornalista, ma anche – come conclude Peverini – alla responsabilità “di ciascuno di noi in quanto consumatori dell’informazione”. Papa Francesco nel messaggio ha citato l’episodio del serpente e di Eva nella Genesi, da cui è scaturito il peccato originale. Secondo Bergoglio si è trattato della “prima fake news” della storia. C’è la responsabilità del serpente, ma anche di chi “crede alla notizia falsa, anche di fronte ad un’evidenza di tipo scientifico o empirico”. L’ascolto dunque, diventa fondamentale perché garanzia di responsabilità da parte di tutti: giornalisti, chiamati a verificare e scardinare le bufale; lettori e spettatori, chiamati ad accertarsi e non dare niente per scontato. Il senso del messaggio del Santo Padre è dunque proprio l’esortazione a rigettare logiche di falsità e screditamento dell’altro, per costruire dialogo e confronto.

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