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HomeCronaca Messina, un blitz all’alba decapita il clan mafioso ‘barcellonese’: 40 arresti

Messina, blitz all'alba
colpito clan barcellonese
quaranta gli arresti

Determinanti le ammissioni dei pentiti

l'indagine denominata "Gotha 7"

di Giordano Contu24 Gennaio 2018
24 Gennaio 2018

Un fermo immagine tratto da un video dei carabinieri mostra un momento dell'operazione Gotha 7, coordinata dalla Dda, nata dalle attività investigative dei carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto, della sezione anticrimine di Messina, della Squadra Mobile e del commissariato di Barcellona a Messina, 24 gennaio 2018. ANSA/CARABINIERI EDITORIAL USE ONLY

Il clan mafioso colpito in un blitz all’alba era in grado di riorganizzarsi nonostante dieci anni di continui arresti. I Carabinieri e i reparti speciali di Messina e della Polizia di Stato hanno disarticolato il gruppo criminale dei “barcellonesi”. Le accuse spaziano dall’associazione mafiosa a estorsione, rapina e altri reati aggravati dal metodo mafioso.

L’indagine Gotha 7, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, ha portato all’arresto di quaranta persone. Il gruppo aveva il proprio raggio d’azione intorno a Barcellona Pozzo di Gotto. Un duro colpo inferto grazie alle dichiarazioni del pentito Carmelo D’Amico, capomafia arrestato nel 2009, e di tre collaboratori di giustizia. L’inchiesta, coordinata dal procuratore di Messina Maurizio De Lucia, ha permesso di ricostruire i rapporti del clan messinese con Cosa Nostra palermitana e catanese. Non solo. Rivela anche l’appartenenza dei barcellonesi all’ala più ortodossa e militarmente organizzata della criminalità mafiosa. Si tratta di un’organizzazione solida il cui principale business era il racket del pizzo su commercianti e imprenditori della zona. Scoperti anche alcuni arsenali, società di comodo e il controllo di appalti pubblici.

Il clan aveva imposto la sua egemonia violenta sul comprensorio barcellonese attraverso pestaggi, minacce e furti. Tra gli indagati c’è anche un ex consigliere comunale di Terme Vigliatore, già sospeso dalla carica nel 2016 perché coinvolto in un’altra inchiesta di mafia.

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