Neoliberismo, globalizzazione, tagli alla spesa sociale, deregulation. Gli ultimi decenni di espansione della dottrina monetarista figlia di Milton Friedman, all’insegna del precetto che il mercato ha in se stesso la soluzione a qualsiasi problema, sono stati anche il teatro del più grande spostamento di risorse dalla collettività del globo ai forzieri di pochi Paperoni: quell’1% di più ricchi che poco a poco hanno raccolto nelle loro mani le stesse ricchezze possedute dal resto della popolazione globale.
Il rapporto 2017 redatto dall’Oxfam, presentato in occasione del World Economic Forum di Davos, in Svizzera, è chiaro: i ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. Non solo l’1% di miliardari vanta la ricchezza pari a quella distribuita fra tutto il resto dell’umanità, ma ogni anno il divario cresce sempre di più: tra marzo 2016 e marzo 2017 l’82% delle risorse globali è finito nelle tasche dei più ricchi, mentre alla parte di popolazione più povera – 3,7 miliardi di persone – non è arrivato nulla.
”Ricompensare il lavoro, non la ricchezza”, è il titolo del report elaborato dalla Ong, basato sui dati elaborati dal Credit Suisse. L’analisi, tenendo conto anche delle informazioni sui nuovi ricchi di Russia, Cina e India, sottolinea come le risorse in mano ai miliardari crescano 6 volte più veloci dei salari dei lavoratori ordinari. Una disparità sempre più grande, che il rapporto sintetizza con queste parole: ”sempre più miseri e disuguali”.
L’Italia, come si legge nella relazione Oxfam, non è da meno: a metà 2017 il 20% più ricco degli italiani deteneva oltre il 66% della ricchezza nazionale netta, lasciando al 60% più povero appena il 14,8%. I dati, pubblicati nella sezione del rapporto intitolata “Diseguitalia”, parlano chiaro: la forbice tra ricchi e poveri è in crescita, nell’ultimo anno, anche nel nostro paese. Per questo nel 2016 l’Italia è scivolata al ventesimo posto nella classifica dei 28 paesi Ue che misura la disuguaglianza di reddito disponibile.