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Il Cdr del Corriere: «Sciopero inevitabile»

Rcs, 800 esuberi e 10 periodici in chiusura
Il Cdr del Corriere: «Sciopero inevitabile»

di Marcello Gelardini13 Febbraio 2013
13 Febbraio 2013

800 posti di lavoro in meno e 10 testate a rischio chiusura; è il piano di ristrutturazione e sviluppo per i prossimi tre anni presentato nei giorni scorsi dal gruppo Rcs. Quello di uno tra i principali gruppi editoriali italiani è un progetto da far tremare i polsi, che rischia di aprire nei mesi a venire una profonda crepa nel mondo dell’editoria tutta; anche perché, a ben guardare, tracce di sviluppo se ne intravedono davvero poche, aldilà di una paventata implementazione delle piattaforme digitali.

Il piano tagli. Degli esuberi previsti, 640 (sui circa 5mila dipendenti totali) riguarderanno il nostro Paese mentre i restanti 160 si concentreranno sulla divisione spagnola dell’azienda (già colpita, nel corso del 2012, da 350 licenziamenti). Secondo l’amministratore delegato del gruppo, Pietro Scott Jovane, un taglio così netto sarebbe stato suggerito dalla necessità di garantire gli attuali livelli di spesa; l’azienda è in perdita e gli organici, a detta del cda, sarebbero troppo gravosi per restare intaccati.

Crisi nera per i periodici. E non finisce qui: Rcs nei mesi a venire tenterà di vendere 10 periodici (alcuni storici); unica alternativa: la chiusura. A rischio, dunque, altri 90 giornalisti (più una ventina di grafici); quelli che attualmente lavorano per le redazioni di A-Anna, Brava Casa, Astra, Visto, Novella 2000, Europeo, Ok – La salute prima di tutto, Max, Y&S – Yacht and Sail più tutte le riviste di enigmistica e giochi (Domenica quiz, Corriere enigmistica, Sudoku Top e Quiz mese). Ma dai tagli non saranno esonerati neanche i due quotidiani Rizzoli: per Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, oltre ad alcuni esuberi, è addirittura previsto il trasloco delle redazioni dalle storiche sedi milanesi di via Solferino e via San Marco (immobili che verranno messi in vendita) verso Crescenzago, alle porte di Milano. Nell’incontro tra i vertici dell’azienda e il Comitato europeo del gruppo è stata annunciata anche una riduzione del 10% per gli stipendi dell’intero management; un gesto che vuole essere un segnale di solidarietà con i giornalisti.

Cdr in agitazione. Giornalisti che però, nel frattempo, sono sul piede di guerra; sul Corsera di ieri un comunicato del cdr avvertiva come il quotidiano di ieri fosse andato in stampa solo «grazie al senso di responsabilità mostrato in forza degli avvenimenti eccezionali accaduti» (riferendosi, ovviamente, alle dimissioni di benedetto XVI); parallelamente, però, gli stessi giornalisti hanno dato mandato al cdr di gestire un pacchetto di 10 giornate di sciopero (le prime delle quali dovrebbero tenersi i primi di marzo) mentre la divisione Periodici del gruppo è già in sciopero da ieri fino a lunedì prossimo. In mezzo una convinzione che accomuna tutti: giù le mani da via Solferino; un secco no al trasferimento che in queste ore ha anche trovato un sponsor “pesante”: il direttore Ferruccio De Bortoli.

Marcello Gelardini

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