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HomePolitica Elezioni, l’Agcom estende la par condicio
anche ai giornalisti ospiti in studio

Elezioni, esteso dall'Agcom
l'obbligo di par condicio
anche sui giornalisti ospiti

Massimo Giannini a LumsaNews

“Patetico bavaglio all'indipendenza"

di Siria Guerrieri12 Gennaio 2018
12 Gennaio 2018

La sede dell'Autoritaà per le Garanzie nelle Comunicazioni / Foto Ansa

Quello appena approvato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è un decalogo destinato a suscitare molte polemiche. Il nuovo regolamento varato per la campagna elettorale delle elezioni del 4 marzo prevede una stretta sulle norme destinate a garantire la par condicio nei dibattiti televisivi: obbligo di contraddittorio anche per i giornalisti in tutti i talk show, compresi – per la prima volta – quelli delle tv private. Secondo le nuove norme ogni cronista, anche quando chiamato a analizzare dati, a riportare fatti, dare conto del dibattito politico, dovrà necessariamente avere di fronte un altro collega che sostiene una tesi diversa.

Le novità varate dall’Agcom sono contenute nell’articolo 7 della delibera, relativo ai programmi di informazione televisivi e, come detto, per la prima volta riguardano anche l’intero panorama dell’emittenza privata. “Laddove il format della trasmissione preveda l’intervento di un giornalista – si legge nel testo – è indispensabile garantire spazio ad altre sensibilità culturali, in ossequio al principio non solo del pluralismo, ma anche del contraddittorio, della completezza e dell’oggettività dell’informazione stessa”. Una regola che obbligherà ogni giornalista a schierarsi per intervenire a qualsiasi titolo in tv, anche quando la sua eventuale appartenenza politica non è manifesta.

Massimo Giannini

Massimo Giannini, firma di punta del quotidiano La Repubblica – intervistato da LumsaNews – non ha dubbi. “Si tratta di un provvedimento che è un patetico bavaglino per il giornalismo indipendente – attacca – perché obbliga noi che facciamo informazione a rientrare dentro lo schema che il pubblico non sopporta: quello dello schieramento per una parte o per l’altra”.

I giornalisti invece, sottolinea, “dovrebbero rappresentare per definizione una parte terza, non inquadrabile, non di parte. In questo modo si svilisce il ruolo del giornalismo, e soprattutto si rischia di rendere il discorso pubblico ancora meno credibile agli occhi dei cittadini e degli elettori”. Perché secondo queste regole il giornalista finisce per essere un mero opinionista. “Ma il vero reporter – conclude Giannini – deve rappresentare quanto più possibile la realtà dei fatti e i numeri, prima delle opinioni”.

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