Ancora qualche ora per scattare foto o selfie e poi Spelacchio, l’albero di Natale più famoso al mondo, ribattezzato così per il suo fogliame non proprio rigoglioso, verrà smontato degli addobbi e rimosso da piazza Venezia. L’abete rosso della val di Fiemme conclude, questa volta per davvero, la sua permanenza a Roma (non la sua vita: era morto da prima di Natale) e tornerà così nei ranghi di albero comune. Mai, infatti, un albero di Natale aveva destato tanta attenzione ed infiammato a tal punto il dibattito politico, assurgendo a simbolo del declino della città. Il triste albero aveva scatenato l’ironia dei social con l’hashtag #PrayforSpelacchio ed è stato aspramente criticato anche dall’estero, con i giornali stranieri che lo hanno paragonato a uno scopettino del water.
Ma Spelacchio, grazie all’ironia dei romani, è divenuto un’icona dell’inadeguatezza che desta simpatia. Succede così che, sebbene non regga il confronto con Milano o qualunque altro albero natalizio delle capitali europee, attiri paradossalmente più gente. Sono in tantissimi a lasciare messaggi attaccati ai suoi rami: “L’importante è essere bello dentro: forza Spelacchio!”, “Spelacchio sei bellissimo” recita un altro, “Resisti Spelacchio” scrive un altro tirando in ballo la giunta capitolina. L’albero installato a Piazza Venezia è stato stabilmente nei trending topic di Twitter durante tutto il periodo natalizio, qualcuno lo propone anche come parola che meglio simboleggia l’anno che si è appena concluso.
La saga di Spelacchio è però tutt’altro che conclusa: all’albero sui cui già poco resistenti rami pende la procedura aperta dalla Corte dei Conti per danno erariale, si è interessata anche l’Autorità Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, che ha aperto un’indagine sui costi e sul tipo di appalto. Il Comune di Roma ha speso 48mila euro, ma l’arbusto verde e pieno di vita del Trentino si è misteriosamente trasformato in un albero spoglio e triste appena varcata la soglia del Grande Raccordo Anulare. L’abete rosso verrà ora sezionato in quattro parti: tre torneranno in val di Fiemme, dove il legno verrà lavorato e utilizzato per costruire una baby little home, una quarta invece rimarrà a Roma per diventare un’opera d’arte. Spelacchio riesce a riciclarsi ancora, guai a darlo per morto troppo presto.