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Sono ricercatori italiani
i cacciatori di meteoriti
tra i ghiacci dell'Antartide

I reperti saranno analizzati a Pisa

e poi esposti al Museo di Siena

di Michela Eligiato11 Gennaio 2018
11 Gennaio 2018

L’Antartide è il posto ideale per studiare i fossili del nostro sistema solare. “Pepite” nere, grandi come un pugno o come un sassolino, che possono svelare i segreti della creazione solare e planetare. Sono proprio questi meteoriti il tesoro custodito dai ghiacci che circondano il Polo Sud e studiati da Luigi Folco, professore associato di Cosmochimica e Geologia planetaria all’Università di Pisa. Lui e il suo team composto da altri quattro ricercatori sono diventati i “Cacciatori di meteore”.

“Qualsiasi cosa capiti di scorgere qui – racconta Folco – è extraterrestre, arriva dallo spazio”. La scelta dell’Antartide come luogo di ricerca non è casuale. Il deserto arido e freddo, infatti, preserva le meteore anche per un milione di anni e sono facili da reperire sulla neve, essendo di colore nero. I ricercatori, aggiunge ancora, non usano particolari strumenti, camminano ogni giorno anche per 25 chilometri e studiano i reperti rinvenuti.

La missione, coordinata dal Cnr dell’Enea, in poche settimane ha già prodotto i suoi frutti. I quattro ricercatori infatti sono riusciti a reperire già una trentina di meteoriti. Tra i più interessanti c’è un frammento primitivo di un materiale che ha formato il sistema solare. Al rientro, previsto per il 5 febbraio, i reperti saranno analizzati dall’Università di Pisa e poi esposti al Museo nazionale dell’Antartide di Siena, dove saranno messi a disposizione per la ricerca scientifica mondiale.

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