“Quindi volevo capire una cosa… salgono le Popolari?”. “Sì su questo, se passa un decreto fatto bene, salgono”. “Passa, ho parlato con Renzi ieri, passa”. È il 16 gennaio 2015 e Carlo De Benedetti sta parlando al telefono con il proprio banker Gianluca Bolengo della Intermonte sim.
Quattro giorni dopo, il 20 gennaio 2015, il Consiglio dei ministri approverà il decreto che impone alle Popolari di trasformarsi in società per azioni entro 18 mesi. Un mese dopo, la telefonata – registrata come dispongono le norme sugli intermediari finanziari – viene acquisita dalla Consob che nel frattempo ha aperto un’indagine per insider trading sui movimenti anomali dei titoli delle Popolari.
L’organo di vigilanza ha accertato infatti che la società di Bolengo ha acquistato titoli per 5 milioni di euro, realizzando per la Romed, società di De Benedetti, una plusvalenza di 600 mila euro. A questo punto, il dossier passa alla Procura di Roma che, dopo l’audizione di Renzi, De Benedetti e del vice direttore generale di Bankitalia, Fabio Panetta, presenta richiesta di archiviazione del caso perché – si legge sul Corriere della Sera – le parti hanno escluso di essere entrate nel merito del testo poi approvato da Palazzo Chigi.
“Lo chieda a De Benedetti visto che è il suo editore… C’era un’agenzia sul fatto che avremmo fatto quella riforma” ha risposto Matteo Renzi durante l’intervista di Massimo Giannini dai microfoni di “Circo Massimo” su Radio Capital. E in Procura, il segretario dem e il numero due di Palazzo Koch hanno confermato l’incontro con l’editore, ma di aver dedicato all’imminente riforma delle banche popolari “cenni del tutto generici” , senza riferire “nulla di specifico sui tempi e sullo strumento giuridico dell’intervento”.
Ora il Gip dovrà decidere se accogliere la richiesta della Procura e la vicenda sarà affrontata nella relazione finale della commissione sulle banche.