HomeCronaca Emozione in piazza San Pietro. Tra incredulità e rispetto
per una storica decisione

Emozione in piazza San Pietro. Tra incredulità e rispetto
per una storica decisione

di Francesca Polacco12 Febbraio 2013
12 Febbraio 2013

“Pensavamo fosse uno scherzo di Carnevale”, commenta una signora in piazza San Pietro. È questa la reazione più comune alle dimissioni di Papa Benedetto XVI annunciate ieri. La piazza si è svegliata con una nuova consapevolezza e, dopo l’incredulità e lo stupore iniziali, le riflessioni si fanno più profonde.

Turisti, pellegrini, sacerdoti, suore si aggirano per la piazza cercando di cogliere le novità delle ultime ore, si accalcano davanti alla sala stampa della Santa Sede per conoscere per primi gli sviluppi della vicenda, si riuniscono in preghiera per accompagnare la Chiesa in questa svolta epocale. Oggi il mondo è il Vaticano e tutto, dal discorso di Obama sullo Stato dell’Unione al terzo test nucleare in Corea del Nord, passa in secondo piano. Non si contano giornalisti, troupe, microfoni e telecamere che stanno all’erta e aspettano con trepidazione l’udienza di domani nella sala Nervi.

La maggior parte delle persone che affollava la piazza questa mattina crede che all’origine della decisione di Ratzinger non ci siano motivazioni di salute ma stanchezza spirituale in seguito alle ultime vicende legate al maggiordomo Paolo Gabriele, agli scandali dello Ior, ai casi di pedofilia all’interno della Chiesa. La teoria complottista è quindi quella più accreditata, ma anche quella alla quale si crede con più facilità sia perché fa molto Dan Brown, sia perché non si riesce a comprendere che un Papa possa compiere un tale gesto di coraggio. Scontati i paragoni con il suo predecessore Giovanni Paolo II che, nonostante la malattia, scelse di “portare la croce fino alla fine”. “Wojtyla è stato un grande perché, anche quando non riusciva più a parlare, ha tenuto duro e ha resistito”, è il giudizio di un ragazzo rumeno che non condivide la scelta del Papa. “Benedetto XVI ha scelto di portare la croce in un altro modo. È sì il Papa, ma anche lui è umano”, dice invece una ragazza che apprezza l’umiltà di questo gesto. Sacerdoti e suore sono convinti che, per quanto la vicenda possa sembrare inconsueta e incomprensibile, sia comunque frutto dell’azione dello Spirito Santo da cui può derivare solo qualcosa di buono nella prospettiva tracciata dal Concilio Vaticano II che auspica una maggiore apertura della Chiesa al mondo. “Il nostro compito in questo momento è solo quello dell’accompagnamento con la preghiera, il resto non sta a noi”, dice don Paolo.

E adesso ci si chiede che cosa succederà dopo il 28 febbraio, data che il Pontefice ha indicato come termine ultimo del suo servizio sulla cattedra di Pietro. In molti vorrebbero a capo della Chiesa una personalità che riunisca in sé la capacità comunicativa di Giovanni Paolo II e la preparazione teologica di Benedetto XVI, c’è chi paventa l’ipotesi di un Papa nero e chi vorrebbe un successore di Pietro giovane e forte tanto da poter sopportare il peso del momento storico che il mondo sta vivendo nonché le rotture interne alla Chiesa.
Certo è che lo si è definito più volte un Papa conservatore, ma questo gesto ha una portata innovativa senza precedenti.

 Francesca Polacco

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