Luigi Di Maio – candidato premier del M5S – questa mattina in un’intervista a Circo Massimo su Radio Capital, ha aperto il suo partito a eventuali alleanze per il prossimo governo. “Se alle elezioni dovessimo ottenere il 40%, potremmo governare da soli – ha chiarito il vicepresidente della Camera –. Ma se non dovessimo farcela, la sera delle elezioni faremo un appello pubblico alle altre forze politiche che sono entrate in Parlamento, presentando il nostro programma e la nostra squadra. E governeremo con chi ci sta”. Parole rimangiate nel giro di poche ore, quando Di Maio, a margine di un incontro con la Cna lombarda – la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa – ha affermato: “L’idea è di presentare la nostra squadra di governo prima delle elezioni, la sera delle elezioni fare un appello a tutte le forze politiche per metterci insieme sui temi e non sugli scambi di poltrone. Quindi, sia chiaro, eliminiamo dal vocabolario le parole alleanza o coalizioni”.
Per quanto riguarda la possibilità di un secondo esecutivo guidato da Gentiloni – come proposto pochi giorni fa da Berlusconi – il pentastellato si è dichiarato contrario, anche perché una legislatura di pochi mesi impedirebbe all’attuale premier di ricandidarsi nuovamente. Su Alessandro Di Battista, invece, Di Maio ha precisato che il deputato non ha alcuna intenzione di diventare ministro.
Nel corso del dibattito, a proposito delle recenti vicende bancarie, il vicepresidente della Camera ha commentato: “Circoscrivere questo caso solo a Maria Elena Boschi o Matteo Renzi è riduttivo. Vi sono coinvolti vari uomini dello Stato e a vario titolo, per questo l’ho chiamato Bancopoli”. Di Maio ha poi sottolineato che il suo è stato l’unico partito a chiedere le dimissioni dell’ex ministra, e che il caso porterà alla fine della Seconda Repubblica.