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HomeCultura Apre a Ferrara il Meis, Museo Ebraismo e Shoa, voluto da Dario Franceschini

Apre a Ferrara il museo
su Ebraismo e Shoah
voluto da Franceschini

Oggi l'inaugurazione con Mattarella

Progetto realizzato in un ex carcere

di Marina Lanzone13 Dicembre 2017
13 Dicembre 2017

Verrà inaugurato oggi il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, voluto dal parlamento italiano con legge del 2003, passato finalmente dalla carta al mattone. Il primo firmatario della proposta di legge che lo ha istituito fu l’attuale ministro della Cultura, il ferrarese Dario Franceschini. Proprio la sua città, che ha ospitato nel Quattrocento una comunità ebraica espulsa dalla penisola iberica, maledetta dal Papa per questa scelta, e che poi è divenuta scenario de Il giardino dei Finzi-Contini, è sembrata essere il luogo più adatto per questo progetto nazionale. A Ferrara l’ebraismo si respira ovunque.

Particolare, invece, la scelta dell’edificio: una vecchia prigione nel centro storico in via Piangipane, rimasta in uso fino al 1992 e dove nel 1943 furono imprigionati uomini e donne ebrei destinati ai campi di concentramento tedeschi. Quindici anni in cui c’è stata una vera e propria metamorfosi delle strutture: le buie celle, luogo di chiusura e segregazione, si sono aperte a storia, racconto e colore.

Alla presenza del Capo di Stato, Sergio Mattarella, in coincidenza con l’accensione della seconda candela di Hanukkah, verrà inaugurata la prima sezione delle cinque previste, Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni, curata da Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla. Oltre duecento oggetti preziosi, monete manoscritti, ma anche molti documenti e video aiuteranno a ricostruire il primo millennio di storia. A dimostrazione che il popolo ebraico è arrivato in Italia ancor prima dei longobardi, normanni, franchi e spagnoli.

In apertura Con gli occhi degli Ebrei italiani, docu-film di 24 minuti che introdurrà i temi del Meis e la visita. Si parte dalla distruzione del Tempio per mano dell’esercito imperiale e la deportazione in Italia della classe dirigente ebraica, ridotta in schiavitù e poi riscattata, fino ad arrivare alle soglie del regno di Federico di Svevia. Senza dubbio una storia che per i primi mille anni si concentra soprattutto nel Meridione, fino a Roma, dove attualmente c’è ancora una delle comunità ebraiche più influenti e ben 14 sinagoghe.

La mostra verrà aperta domani al pubblico, che potrà accedere gratuitamente alle strutture. Entro il 2020 il Museo verrà completato: al blocco centrale verranno aggiunti altri edifici, già progettati, anche loro pronti a passare dalla carta al mattone.

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