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Peter Pan rischia lo sfratto. Per Alemanno «Nessuno vi può cacciare, non lo permetteremo».

di Alessandra Pepe11 Febbraio 2013
11 Febbraio 2013

L’Isola che non c’è nella realtà esiste, e si trova a Trastevere a Roma, sede dell’associazione Peter Pan, che si occupa dell’accoglienza di bambini malati, adesso rischia lo sfratto. Ma, a differenza della favola scritta da James Barrie, per ora, non è una storia con un lieto fine. C’era una volta, infatti, una Onlus che si occupava di ospitare gratuitamente e offrire servizi ai bambini, italiani e stranieri, malati di cancro in cura presso i reparti onco-ematologici dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù e del Policlinico Umberto I. Dal 1994 Peter Pan offre, durante il lungo iter della malattia, supporto psicologico e logistico necessario ai bambini e alle loro famiglie che sono costretti  a trasferirsi a Roma per seguire le cure.

La struttura. Le case di Peter Pan riducono al minimo le giornate di ricovero, contribuendo così ad abbattere le lunghe liste d’attesa, e portando vantaggi anche al sistema sanitario con un risparmio considerevole dei costi. Dal 2000 ad oggi sono state accolte circa 600 famiglie non residenti a Roma, circa il 20% di queste provenienti da diversi Paesi del mondo. L’Onlus Peter Pan in questi anni è cresciuta, oggi sono oltre 180 i volontari, e ha raggiunto risultati considerevoli tanto che è stato insignita di Medaglio d’oro al Merito della Sanità Pubblica nel 2004. Il polo di accoglienza “La grande casa” di Peter Pan, è formato da tre edifici, ma uno di questi palazzi dopo una lettera di sfratto ora è costretto a “trasferirsi”. Si tratta dello stabile in via San Francesco di Sales, di proprietà dell’IRAI ( Istituti Raggruppati Assistenza Infanzia), dipendente della Regione Lazio, che per adeguarsi ai valori di mercato ha quintuplicato l’affitto, somma insostenibile per l’associazione.
La replica della Onlus. Come ha spiegato la presidente di Peter Pan,Giovanna Lea: «Abbiamo dieci giorni per liberare l’edificio. L’Irai, che è un ente che al 70% fa capo alla Regione ci ha chiesto di adeguare il canone alle quotazione della zona. Prima pagavamo 3.000 euro, che dall’anno scorso sono diventati 6.000. Questo contratto – sottolineala Lea –  è scaduto un anno fa e l’ente ora ci ha chiesto un affitto di circa 25.000 euro. Nonostante gli aiuti che riceviamo dai privati non riusciamo a permetterci un canone così alto».
L’avviso di sfratto ha colto di sorpresa tutti. Come ad esempio il direttore dell’Onlus, Gian Paolo Montini: «Siamo arrabbiati e ci sentiamo abbandonati dalla politica. Abbiamo ristrutturato questo stabile da cima a fondo senza alcun aiuto pubblico e questi lavori ci sono stati riconosciuti dall’Irai che inizialmente ci ha fatto pagare 3.000 euro al mese. Abbiamo – evidenzia Montini-  sempre pagato in tempo il canone, ora non possiamo permetterci una cifra così alta. Peter Pan, accogliendo i bambini nelle sue strutture, permette di liberare  molti posti negli ospedali. È un’esperienza unica che non può essere messa a tacere».
Le reazioni politiche. Il sindaco Gianni Alemanno ha mostrato solidarietà all’associazione: «Sono scandalizzato. Nessuno vi può cacciare, non lo permetteremo». Secondo il primo cittadino di Roma «Non si può applicare in maniera così cieca una normativa nazionale. Bisogna distinguere realtà del tutto prive di legittimità a occupare luoghi di rilevo, da realtà necessarie come Peter Pan. Mi scuso con le famiglie e con l’Associazione per quello che è successo».  E l’Assessore alla Famiglia del Comune di Roma, Gianluigi De Palo, ha dichiarato «Sono disposto a incatenarmi per la vostra causa». Oggi su richiesta della presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, l’Assessorato alle politiche sociali ha organizzato una tavola rotonda a cui parteciperanno i vertici dell’Ipab Irai e i rappresentanti della Onlus, cercando di trovare una soluzione.

Alessandra Pepe

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