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Turchia, al via il processo
contro leader curdo Demirtas
rischia 142 anni di carcere

È accusato di legami con il Pkk

1250 avvocati si offrono per difenderlo

di Dino Cardarelli07 Dicembre 2017
07 Dicembre 2017

Si è aperto oggi, con la prima udienza nel tribunale della prigione di massima sicurezza di Sincan, ad Ankara, il processo nei confronti di Selahattin Demirtas, leader e deputato di Hdp, partito di opposizione filo-curdo della Turchia. Demirtas è accusato di presunti legami con i miliziani del Pkk, il partito dei lavoratori curdi, considerato dal governo turco un’organizzazione terroristica. Arrestato nel novembre 2016, il leader curdo, che si è sempre dichiarato innocente, ha trascorso finora 399 giorni di carcerazione preventiva nella prigione di massima sicurezza di Edirne, nella parte nord-occidentale del paese. L’ex candidato alla presidenza della Repubblica, che avrebbe dovuto sfidare Erdogan prima di venire incarcerato, non era presente stamattina in tribunale. In precedenza, aveva chiesto di non essere portato in aula in manette, una condizione che altri giudici avevano già respinto.

Definito “l’Obama curdo”, Selahattin Demirtas è accusato di “guidare un’organizzazione terroristica”, “fare propaganda a un gruppo terroristico” e di “incitamento a compiere azioni criminali”. Capi di accusa che gli fanno rischiare una condanna di oltre 142 anni di carcere. Per assumerne la difesa, si sono dichiarati volontari 1.250 avvocati. Ma secondo una denuncia dell’Hdp, le autorità avrebbero scelto un’aula con appena venti posti, limitando così il diritto di difesa nel processo, al quale sono attesi osservatori internazionali provenienti da una decina di paesi.

In tutto il paese la tensione è alta, tanto che la prefettura di Ankara ha vietato fino a domani qualsiasi manifestazione di sostegno nei pressi del palazzo di giustizia della città e della prigione di Sincan, dove è in corso il processo. Un appello per chiedere l’immediata scarcerazione di Demirtas, che è imputato anche in altri processi, e degli altri 8 deputati dell’Hdp ancora detenuti, è stato firmato da diversi intellettuali. Tra i nomi, spiccano quelli di Noam Chomsky e Slavoj Zizek.

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